Uno sguardo critico sulla storia nella modernità nel libro di Vittorio H. Beonio-Brocchieri

18.04.2023

Il libro di Vittorio H. Beonio-Brocchieri, "Immagini del tempo e della storia nella modernità – Uno sguardo critico" (Carocci, 119 pagine, 14 euro), parte della collana Biblioteca di testi e studi, è un viaggio nella rete di questioni e problematiche inerenti la temporalità e la storiografia. Fino a tempi molto recenti, nel mondo occidentale si era cristallizzata da secoli una concezione della storia - e del tempo storico - come una progressione unitaria e orientata verso il futuro. Si tratta di una visione che lo storico e filosofo tedesco Reinhart Koselleck (1923-2006) ha definito il «concetto moderno di storia» e che il suo collega francese, lo storico François Hartog, ha descritto come il «regime di storicità moderno». L'idea prende forma verso la fine del XVIII secolo e deve la sua genesi da un lato all'affermazione dell'egemonia europea sul resto del mondo, dall'altro all'avvio di quella trasformazione epocale del rapporto fra uomo e natura conosciuta come Rivoluzione industriale.

Negli ultimi decenni la crisi dell'egemonia occidentale (e della prospettiva eurocentrica) e i limiti evidenti del modello di sviluppo dominante, basato sullo sfruttamento di risorse, hanno contribuito alla messa in discussione della visione unitaria, progressiva e lineare della storia. Alla dinamica di slancio continuo verso il futuro sembra essere subentrato il concetto di surplace nel presente. Il libro di Beonio-Brocchieri evidenzia come fin dalle sue origini tale visione - ritenuta egemone per quasi due secoli - appariva in realtà fragile e incerta. Già a partire dai primi decenni del XIX secolo, autori quali Chateaubriand e Tocqueville avevano messo in evidenza come democrazia e individualismo dissolvessero i legami fra le diverse dimensioni temporali – passato, presente e futuro – per sfociare in una "tirannia del presente". "Immagini del tempo e della storia nella modernità" pone interrogativi su quello che l'autore definisce il "sole nero del presente" (cap. 1), per poi aprire una serie di finestre di ragionamento su "La passion de l'avenir. Vecchi e nuovi regimi di storicità" (cap. 3), "Our Age of Wonders. Mondializzazione e Antropocene" (cap. 4), "Aufgang des Abendlandes. Razza e storia" (cap. 5), "Rhodes must fall. Storia, memoria ed eurocentrsmo" (cap. 6). Temi che spingono l'autore a una riflessione ricca di spunti di metodo e soprattutto capace di interrogare il presente della ricerca e di ritagliare nuovi punti di vista sulla comprensione del passato.

Uno dei nodi principali del saggio è la riflessione intorno al venire meno della "convinzione che il progresso materiale – scientifico, tecnologico ed economico – comporti inevitabilmente un perfezionamento morale e sociale" (p. 71). Tale prospettiva ha riacceso in epoca moderna il recupero del concetto di temporalità ciclica, a cominciare dalle riflessioni di René Guénon (Il Regno della quantità e i segni dei tempi) e di Mircea Eliade (Le mythe de l'éternel retour) (cap. 8). Un libro costruito con una vastissima serie di riferimenti e di fonti che di certo aiuta a ricostruire le traiettorie della storicità e della temporalità nell'epoca moderna.

Massimiliano Palmesano