Tutti i segreti dell’illusione ucronica in un libro di Emmanuel Carrère

13.01.2025

Il libro di Emmanuel Carrère, "Ucronia" (Adelphi, 160 pagine, 14 Euro, traduzione di Federica Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco), racconta il mondo come avrebbe potuto o dovuto essere, le vite possibili e alternative che sogniamo o paventiamo: tutti i segreti dell'illusione ucronica. Nel romanzo di Sarban "Il richiamo del corno", un ufficiale della Marina britannica sperimenta l'incubo di risvegliarsi in un mondo nazificato, dove i prigionieri-­schiavi sono selvaggina per la caccia di un feroce sovrano: un'allarmante rappresentazione della storia come avrebbe potuto svolgersi – o ucronia, come l'ha definita nel 1876 Charles Renouvier. Che nasca dal rimpianto o dalla ribellione, da un credo filosofico-­religioso o dall'attrazione per gli infiniti possibili, ogni opera ucronica è destinata a falcidiare certezze, a dinamitare la nostra visione del mondo, giacché insinua il dubbio che la storia sia un gigantesco trompe l'œil e che anche la più confortante realtà possa di colpo vacillare, spalancando abissi angosciosi. A questo sovversivo genere letterario, cui lo lega una tenace passione, Emmanuel Carrère ha dedicato una seducente riflessione che, oltre a ripercorrerne le tappe salienti, ne addita le sconcertanti implicazioni: i regimi totalitari non hanno del resto adottato la tecnica ucronica per imporre una storia controfattuale? Ma c'è di più: proprio quando sembra rivestire i panni del teorico sottile e distaccato, Carrère ci trascina nel laboratorio da cui sono nati I baffi e L'Avversario, dove vite parallele e alternative sgretolano quella fragile costruzione che è la nostra identità. E ci svela che, dalle più innocenti rêverie retrospettive fino alle devianze che sogniamo o paventiamo, l'ucronia è sempre dentro di noi.

Si legge tra l'altro nel libro: "Giovanni Papini, qualche decennio fa, raccomandava l'istituzione di cattedre universitarie di Ignotica, ovvero la scienza di tutto ciò che non sappiamo. Se avessimo seguito il suo consiglio, oggi lo studio dell'Ucronia avrebbe fatto più progressi. E invece è ancora tutto da scrivere. Il termine stesso è poco noto. Gli esperti di fantascienza lo utilizzano di rado, gli storici quasi mai, e se fino alla fine del XIX secolo figurava nel Grand Larousse, nelle edizioni recenti è scomparso. È stato coniato nel 1876 dal filosofo francese Charles Renouvier, sul modello di quell'Utopia a cui, trecentosessant'anni prima, il Cancelliere d'Inghilterra Tommaso Moro aveva dato un nome destinato a maggior fortuna".

M. P.