“Per rabbia e per amore”: il martire don Peppe Diana in un libro di Raffaele Sardo

01.02.2025

Il libro di Raffaele Sardo, "Per rabbia e per amore" (Guida editori, 216 pagine, 20 Euro, prefazioni del vescovo emerito di Caserta Raffaele Nogaro e del presidente di "Libera" don Luigi Ciotti), racconta – come recita il sottotitolo – "Le impronte dei passi di don Peppe Diana". Il 19 marzo 1994, il giorno in cui fu ucciso don Peppino Diana a Casal di Principe, è diventata una data simbolo. Quell'omicidio avvenuto in una parrocchia, dove è stata profanata la sacralità del luogo e dove è stata messa in discussione anche l'autorità ecclesiale, ha sancito uno spartiacque tra il prima e il dopo. Chi pensava che la morte di don Peppe avrebbe fermato una storia che guardava alla rinascita di una terra inzuppata di sangue, si sbagliava. Il libro si pone l'obiettivo di dare un contributo a ricostruire anche una narrazione religiosa di un prete che ha scelto consapevolmente il martirio. Sarà il dialogo tra madre, padre e figlio, a scandire i tempi dei racconti dove si snocciolano i ricordi che hanno segnato la storia di una resistenza contro la camorra che ha avuto tanti protagonisti che animano le pagine di questo libro.

Scrive tra l'altro Raffaele Nogaro: "Per rabbia e per amore è un testo di storia della camorra casalese, veramente interessante per la composizione polifonica e sapienziale degli episodi narrati, identificabile con vari generi letterari: storia scientificamente controllata, giornalismo, sapide riflessioni personali, squarci lirici e onirici di grande fascino. Il tutto è particolarmente seducente. Personalmente sento l'urgenza interiore di ringraziare l'autore, Raffaele Sardo, perché ha voluto e saputo collocare il protagonista, don Peppe Diana, in Paradiso. Un Paradiso esuberante di offerte fisiche e spirituali che rendono veramente felice la vita di don Diana che ora, tra l'altro, ha la grazia di distribuire la sua beatitudine ai genitori Iolanda e Gennaro".

Scrive tra l'altro Luigi Ciotti: "È un don Diana inedito, che si affaccia da queste pagine. Un Peppe Diana vivo, molto umano, "in relazione" e non chiuso dentro il suo personale, tragico destino. Tutto il contrario, insomma, di quei "santini" nei quali si rischia di trasformare le vittime innocenti delle mafie quando vengono celebrate in maniera retorica. Don Diana, del resto, non lo avrebbe sopportato, di diventare un'immagine statica, stereotipata, con un'etichetta ben precisa: "prete anticamorra". Non avrebbe sopportato di vedere la sua opera pastorale, ma ancor prima la solidità delle amicizie, la profondità degli studi teologici, la generosità della sua presenza negli scout, ridotte a una semplice definizione, per quanto ricca di stima nelle intenzioni di chi la usa. Raffaele Sardo tutto questo lo sa bene, perché bene ha conosciuto don Peppe quand'era in vita. E bene ce lo ha già raccontato in altri suoi scritti".

D. P.