Panico per la Roma che conta in un romanzo giallo di Giancarlo De Cataldo

30.07.2023

Nel romanzo di Giancarlo De Cataldo, "Colpo di ritorno" (Einaudi, 248 pagine, 18 Euro), l'omicidio di un personaggio imbarazzante semina il panico nella Roma che conta. Il caso va risolto senza fare sconti ma con tatto, per evitare strumentalizzazioni. Quella vecchia volpe del procuratore non ha dubbi: nessuno meglio del Pm Manrico Spinori, aristocratico capitolino con la passione della lirica, può riuscirci. La trama: il Mago Narouz, al secolo Capomagli Giuseppe, viene trovato morto nella sua casa di Trastevere; l'uomo vendeva filtri d'amore, numeri vincenti e consigli a una selezionatissima, fedele clientela di gente dello spettacolo e politici. Incaricato delle indagini, Manrico Spinori ha come l'impressione di girare a vuoto, e talvolta perfino di essere manipolato; poi, proprio quando la situazione pare sul punto di sfuggirgli di mano, un suggerimento inaspettato gli permette di tirare i fili dell'ingarbugliata matassa. A rimanere un groviglio, in compenso, sono le vite private di Manrico e dei membri della sua squadra, interamente composta da donne; soprattutto quella dell'ispettora Deborah Cianchetti, elemento dal pessimo carattere eppure utilissimo se invece del fascino e del savoir-faire occorrono metodi più spicci.

Ecco un assaggio del "giallo": "La vibrazione insistente del cellulare sorprese Manrico nel bel mezzo di un sogno delicato e gaio. Era al centro di un prato verdissimo, circondato da margherite bianche. Cani dai vari colori scorrazzavano tutt'intorno, e in un laghetto, o forse uno stagno, apparso all'improvviso, si bagnavano ragazze svestite. Ah, e un dolce suono pervadeva l'aria, profumata di primavera con un che di bot- ticelliano. Doveva trattarsi di un'antica melodia rinascimentale, forse la ballata del pettirosso, un lamento d'amore quattrocentesco, Hé Robinet, tu m'as la mort donnée… be', morte era forse un'esagerazione, ma la vibrazione, che non voleva saperne di spegnersi, era una considerevole seccatura. Mentre le immagini dell'idillio silvestre svanivano, Manrico, mantenendo cocciutamente chiusi gli occhi, prese a tastare lo spazio circostante in cerca del malefico strumento. Non lo trovò, in compenso si imbatté in una forma morbida. Il contatto lo fece sobbalzare. Che diamine! Quello era il suo letto, senza dubbio. E nel suo letto c'era qualcuno. E intanto la vibrazione del cellulare si avvicinava a passo di carica al diapason. Si tirò su puntellandosi alla spalliera. Un pallido lucore penetrava dalle imposte accostate. La forma morbida al suo fianco si agitò, e un lievissimo contatto, un battito d'ali, percorse la sua mano. Una carezza. Fu come lo scioglimento di un incantesimo"

A. P.