Le donne della Resistenza in Provincia di Caserta in un libro di Fosca Pizzaroni

Il libro di Fosca Pizzaroni, "Partigiane!" (casa editrice La Valle del Tempo, 312 pagine, 20 Euro, prefazione di Giovanni Cerchia), raccoglie e analizza – come recita il sottotitolo – "Documenti sulle donne della Resistenza in Provincia di Caserta". Autunno 1943: il casertano subì stragi e fece Resistenza. Molte furono le donne nate o residenti in questa provincia, antica Terra di Lavoro, vittime di eccidi e fucilazioni, molte quelle che aderirono alla lotta di Liberazione, operando anche in altre regioni. Per riscoprirne la memoria sono stati rintracciati i loro nomi attraverso le carte del ministero della Difesa, Ufficio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani, conservate presso l'Archivio centrale dello Stato. E tutte le combattenti vollero veder riconosciuta la loro partecipazione, non accontentandosi della qualifica di "patriota": una sorta di disobbedienza civile ante litteram, che le vide in massa far "ricorso" e richiedere il grado di "partigiana combattente". Poi, fu silenzio.
Si legge tra l'altro nel libro: "Molte le donne casertane, capuane e sammaritane che fecero 'rete' ed ebbero il riconoscimento di "partigiana combattente", molte le "patriote" e di estremo interesse anche le storie delle "non riconosciute". In una modalità che la storiografia definisce di «familismo morale» 28 ed investe non solo le famiglie ma interi caseggiati, come lungo le vie di Capua. In realtà solo alcune di loro, dichiarano: "perché mio figlio era con loro", "perché il marito e il figlio erano con loro"; un dato che quindi non va ad inficiare un'adesione 'politica' di queste donne alla lotta partigiana ed alla clandestinità.29 Joyce Lussu – al secolo Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti, medaglia d'argento al valor militare –, inviata il 20 settembre 1943 come collegamento col «Meridione liberato», tornò a Roma attraverso l'altopiano del Matese e così descrive le donne incontrate nel viaggio: "Cominciai a inerpicarmi su per la montagna, e verso il tramonto trovai dei pastori con le loro greggi e le prime famiglie di contadini. Ero contenta di ritrovarmi tra la gente di tutti i giorni, tra le donne con le mani rovinate dal bucato e dalla zappa, che non avevano una laurea e nemmeno la licenza elementare, ma che una concreta umanità e un pratico senso della vita portavano a partecipare alla lotta, ad assumersi in proprio la responsabilità della Resistenza, anche se comportava dei rischi mortali".
M. P.