La storia dei prigionieri fascisti del campo di Coltano in un libro di Gianni Oliva

26.03.2023

Il libro di Gianni Oliva, "Il purgatorio dei vinti" (Mondadori, 216 pagine, 21 Euro), racconta – come recita il sottotitolo – "La storia dei prigionieri fascisti nel campo di Coltano". Da Raimondo Vianello a Enrico Maria Salerno, da Walter Chiari a Enrico Ameri, dal giornalista Mauro De Mauro al grande poeta americano Ezra Pound, dal futuro ministro Mirko Tremaglia all'olimpionico della marcia Pino Dordoni: ci sono tanti nomi molto conosciuti tra gli oltre trentamila militi e sostenitori della Repubblica sociale italiana ammucchiati, a fine guerra, nel campo di prigionia allestito dagli Alleati a Coltano, alle porte di Pisa.

Sono i vinti della guerra civile, per la maggior parte «ragazzi di Salò», che dopo l'8 settembre hanno scelto la continuità con il Ventennio fascista e in nome del loro senso della patria e dell'onore sono andati a cercare la dannunziana «bella morte», schierandosi dalla parte sbagliata della storia. Alcuni dei loro camerati hanno avuto un destino drammatico, travolti nella convulsione della resa dei conti; altri, come Dario Fo, sono riusciti a eclissarsi prima del tracollo; altri ancora sono rinchiusi in campi minori, a Padula, Scandicci, Rimini. Alcuni di loro ricorderanno l'esperienza senza reticenze e senza orgoglio, riferendosi a una stagione della vita rispetto alla quale serve più comprensione che anatema («non rinnego né Salò né Sanremo» confesserà Raimondo Vianello); molti cercheranno di rimuovere e cancellare; altri ancora ammetteranno con imbarazzo rinviando alla confusione del periodo.

Con un attento lavoro sulle testimonianze autobiografiche e la documentazione scientifica, l'autore ripercorre la vicenda dei prigionieri di Coltano, le difficoltà delle condizioni di vita, l'indeterminatezza del loro status giuridico, le ambiguità di una stagione sospesa tra volontà punitiva e bisogno di normalizzazione, i successivi percorsi della memoria. Ne risulta un quadro suggestivo, nel quale Coltano non si presenta come il campo di prigionia di ex combattenti nostalgici, ma come lo specchio dello smarrimento ideologico e morale lasciato nelle coscienze dal 1943-45.

D. P.