La guerra, le città e l’impero di Federico II in un libro di Paolo Grillo

15.03.2023

Conosciuto come lo Stupor mundi (la meraviglia del mondo), Federico II di Svevia è stato re di Sicilia e imperatore del Sacro Romano Impero. Si tratta sicuramente di una delle figure più importanti, affascinanti e note del Medioevo euromediterraneo. Alla sua storia e alla sua figura è rivolto il libro di Paolo Grillo, "Federico II - La guerra, le città e l'impero" (Mondadori, 335 pagine, 24 euro), che ricostruisce le diverse sfaccettature di un particolare della sua biografia: la lotta contro i Comuni dell'Italia settentrionale. Su Federico II sono fiorite leggende e miti, gli sono state dedicate corpose biografie che ne hanno privilegiato ora un aspetto ora un altro, sovente dandone un ritratto parziale o contraddittorio: uomo "moderno" e "meraviglia del mondo" per alcuni; oppure principe medievale nel solco dei suoi predecessori.

Per molti versi Federico II fu un uomo spregiudicato, culturalmente versatile e aperto alla scienza e all'arte, ma aveva anche una concezione del mondo e del potere ancora di stampo tradizionale, legata all'idea universalistica e sacrale dell'Impero. Sarà proprio quest'ultima concezione a spingerlo a ingaggiare un'interminabile guerra per ristabilire il suo primato sui Comuni ribelli dell'Italia settentrionale, guidati da Milano, supportati dal Papa e fermamente decisi a difendere quell'autonomia strappata nel 1183, con la pace di Costanza, a Federico Barbarossa. Una guerra lunga e feroce – della durata di ben quindici anni, dal 1236 al 1250 - che vide vittorie più o meno effimere, cambi di campo improvvisi e pesanti sconfitte, e che assorbì tutte le energie dell'imperatore drenando gran parte delle ricchezze del Regno di Sicilia. Una guerra che, nonostante la sterminata bibliografia sullo svevo, non era mai stata adeguatamente ricostruita. Il volume di Paolo Grillo si propone proprio di gettare luce e di impegnare l'attenzione dovuta a questa fase specifica – e poco studiata - della vita di Federico II, attraverso una narrazione "in presa diretta", capace di condurre il lettore davanti a un vivace e colorato affresco, di far rivivere le incertezze, gli eroismi, gli orrori e le miserie di uno dei più rilevanti, poco conosciuti e spietati conflitti medievali. Perché, se la grandezza di Federico è innegabile - riflette Paolo Grillo - il suo progetto universalistico, tanto ostinatamente e vanamente perseguito, ha comportato un «prezzo di sangue, di distruzione e di odio altissimo per l'Italia intera».

Massimiliano Palmesano