“L’ultima immagine”: un libro di James Hillman e Silvia Ronchey per “fare anima”

29.03.2022

A dieci anni dalla scomparsa di James Hillman viene pubblicato "L'ultima immagine" (Rizzoli, 264 pagine, 19 Euro), il testamento spirituale del noto psicanalista e filosofo che ha rivoluzionato in maniera irriverente la psicologia moderna. Scritto a quattro mani con Silvia Ronchey, docente ordinaria di Civiltà bizantina all'Università di Roma Tre, il libro si presenta come un sunto di quello che è il pensiero di James Hillman, l'uomo che dopo Jung mette il concetto di "anima" al centro di studi psicologici e filosofici e che, di conseguenza, dà centralità al ruolo dell'immagine nel percorso del "fare anima". Per Hillman l'anima va alimentata, nutrita, e "l'atto del 'fare anima' consiste nell'immaginare".

"Questo è ciò che mi ha insegnato Bisanzio. Mi ha insegnato che c'è un'immagine più profonda dell'immagine visibile. Che sotto, anzi no, non sotto, entro, all'interno di ciò che è in mostra, della presentazione dell'immagine, c'è immagine invisibile. Ed è l'immagine invisibile che ci guarda mentre guadiamo l'immagine". È chiaro che il pensiero dello psicanalista statunitense sia radicalmente rivoluzionario, non a caso egli non solo parla del concetto di anima individuale ma afferma anche che siamo immersi nella stessa, che tutto è psiche ed esiste un'Anima del Mondo, o meglio un'Anima Mundi: "il mondo infuso di anima".

Il libro è un dialogo tra i due autori, non è un caso che sia stata preferita la forma dialogica da Silvia Ronchey e dal pensatore che parlava di ritorno "alla Grecia psichica" e di ritorno al paganesimo in senso psicologico: "Il paganesimo si definisce nel suo non avere nulla a che fare con la fede, con l'insorgere di un credo. Nessuno 'credeva' negli dèi o nelle dee. Ci si iniziava al paganesimo per aprire gli occhi, per trasformare la proprio coscienza, così che la presenza del mito, la vita mitica, inseguisse perennemente la vita materiale".

Il dialogo tra i due autori si snoda tra il letto di morte di Hillman a Thompson (USA) e gli affreschi bizantini di Ravenna, luogo quest'ultimo dove Jung ebbe la sua famosa visione: dalla contemplazione dei mosaici nasce allora un complesso discorso sull'immagine. Una sintesi del pensiero di Hillman: un'idea che affonda le radici nella Grecia antica, nel platonismo e nel neoplatonismo, nella psicologia di stampo junghiano e nel sufismo di Corbin.

"L'ultima immagine" è un messaggio affidato a una sua cara amica nonché compagna di speculazioni, Silvia Ronchey, in cui Hillman affronta a occhi aperti la fine della sua vita mortale. "Hillman sta morendo. E lo sta facendo 'a occhi aperti': restando pensante, o senziente, e soprattutto veggente. Esplorando dentro di sé i territori sconfinati dell'anima individuale nel suo dissolversi - o, meglio nel ciclo alchemico di un coagularsi e dissolversi, nella palpitazione di un cuore immaginale che si contrae e si rilascia".

Questo libro è una lettura per tutti coloro che sono impegnati nel percorso del "fare anima"; e nel guarire - attraverso la ricerca della "Bellezza" - la propria anima e quella del mondo.

Dario Palmesano

Link al libro:

L'ultima immagine - James Hillman, Silvia Ronchey