In un libro di Bernard Andreae l’arte dell’Impero Romano tra estetica, politica e ideologia

09.07.2022

L'arte romana ha soppiantato quella greca guidando la storia della creazione artistica verso una direzione nuova. Una sfida, questa, che dovette risultare molto difficile dal momento che nell'antichità l'arte stessa era intesa come un fenomeno specificamente greco. Tale particolare visione espose (e spesso continua a esporre) gli antichi romani all'accusa di pura imitazione di quanto già precedentemente creato nel mondo greco.

Gli artisti dell'Impero Romano invece, a differenza di quelli greci, non cercarono di ricreare modelli ricavati dall'imitazione del mondo naturale, ma furono molto più interessati a materializzare messaggi di carattere politico e culturale, come ad esempio il mandato del sovrano, rappresentato dai filosofi dell'Urbe quale parte costitutiva del fato. Il libro dell'archeologo austriaco Bernard Andreae, "L'Impero di Roma - Storia dell'arte romana" (Jaca Book, 296 pagine, 60 Euro), ne ripercorre con l'ausilio di 203 bellissime illustrazioni lo sviluppo, i canoni e le dinamiche, dai suoi inizi fino al grado di astrazione tipico del mondo bizantino. Il Principato, la nuova forma istituzionale statale, si rivelò decisivo per la nascita dell'arte romana, probabilmente a causa della combinazione di due modalità di governo a prima vista incompatibili: monarchia e repubblica. Con la morte di Cesare, il figlio adottivo e futuro Augusto trionfò nella lotta di potere che lo vedeva contrapposto a Marco Antonio sconfiggendolo ad Azio il 2 settembre del 31 a.C. Evento che diede un impulso decisivo per la definizione degli assetti che portarono alla fondazione dell'arte romana.

È questa la prospettiva tracciata da Bernard Andreae che, oltre a essere stato direttore dell'Istituto Archeologico Germanico di Roma (1956-1959), ha dedicato più di 40 anni di studi all'argomento e alla elaborazione delle sue innovative e originali teorie. Impulso fondamentale alla ricerca del professor Bernard Andreae è stata la scoperta di Mecenate, figura che rivestì un ruolo centrale nella formazione dell'arte romana. Bernard Andreae è padre di alcune scoperte e attribuzioni ancora oggi molto dibattute tra gli studiosi: tra l'altro ha rinvenuto ad Haifa il primo ritratto certo di Marco Antonio ed è sostenitore della tesi secondo la quale la cosiddetta Venere dell'Esquilino sia un ritratto di Cleopatra eretto per volontà di Caio Giulio Cesare.

L'autore ha suddiviso questo libro in ben 48 capitoli per trattare in maniera analitica le più importanti caratteristiche dell'arte imperiale, gli aspetti particolari dell'architettura, della scultura, della pittura e dei mestieri. Il risultato è uno sguardo d'insieme approfondito e dettagliato, capace di restituire l'importanza sociale, politica e culturale dell'arte romana e della sua estetica.

Massimiliano Palmesano