“Il problema dell’ateismo”: un libro di Augusto Del Noce sulla secolarizzazione
Il libro di Augusto Del Noce, "Il problema dell'ateismo" (il Mulino, 648 pagine, 22 Euro) fa avvicinare il lettore a quello che Giacomo Marramao ha definito "il più autentico e grande filosofo italiano del dopoguerra".
Con "Il problema dell'ateismo" Augusto Del Noce si confronta con la modernità, portando avanti una serrata critica della filosofia come processo di secolarizzazione, che conduce all'idea dell'uomo creatore e trova il suo compimento nell'antropologia materialistica del marxismo. Un classico del pensiero cattolico, che può essere riletto con rinnovato interesse nel tempo attuale, sempre più indifferente alla presenza del divino. Il libro è arricchito da un saggio di Massimo Cacciari «Sulla critica della ragione ateistica». Introduzione di Nicola Matteucci.
Augusto Del Noce (1910-1989) ha insegnato nelle Università di Trieste e di Roma. Il Mulino ha pubblicato anche «Riforma cattolica e filosofia moderna» (1965) e il postumo «Giovanni Gentile. Per una interpretazione filosofica della storia contemporanea» (1990).
Per Augusto Del Noce "la condanna radicale del mondo moderno non può non cercare, per essere coerente, la sua espressione politica. Ora, in questa espressione, non ha potuto raggiungere la realtà storica che nella forma del fascismo – inteso come termine unificante le sue tre tappe, Action française, fascismo italiano, nazismo […] – in una forma misurata filosoficamente, nel suo esito ultimo, dal tipo irrazionalistico dell'ateismo, cioè dal nichilismo e, dal punto di vista sociale, esprimente la forma borghese della reazione […] Così che la condanna del «nichilismo del mondo moderno» si sarebbe tradotta necessariamente […] nel concorso a una posizione che dà luogo alla più assoluta delle forme di nichilismo! Non c'è, per chi parte da questa condanna, che un'alternativa: la dichiarazione che la catastroficità è irreparabile, e non oltrepassabile praticamente: ma allora il risultato sarà una forma di passività assoluta, che non può tradursi, che nel dir sì a qualunque cosa e a chiunque, che si connette a un'aspirazione, a un «Dio venturo», che resta però assolutamente senza forma, che dunque è il nulla, o la nostalgia di un «Dio passato» non restaurabile; in ogni caso a quella contraddittoria condanna atea dell'ateismo".
D. P.