I primi duemila anni degli ebrei in Italia in un libro di Anna Foa

05.07.2025

Il libro di Anna Foa, "Gli ebrei in Italia" (Editori Laterza, 312 pagine, 15 Euro), ne racconta – come recita il sottotitolo – "I primi 2000 anni". Si legge tra l'altro nel libro: "«Ma ci sono ebrei in Italia?», domandò negli anni Settanta un tassista ebreo di New York ad una sua passeggera italiana, anche lei ebrea, Tullia Zevi. E nel lager, racconta Primo Levi, i deportati erano stupiti dal fatto che esistessero ebrei che non parlavano lo yiddish, la lingua degli ebrei. Il prevalere numerico, identitario e culturale degli ebrei in Polonia e nel resto dell'Est Europa, insieme al loro massiccio sterminio nella Shoah, ha fatto passare in secondo piano l'esistenza di un ebraismo italiano non solo antico e radicato, ma anche luogo d'origine privilegiato di molta parte della diaspora occidentale. Se in Italia gli ebrei ci sono, e ci sono stati, qual è stata la loro storia? Scarsa è infatti la memoria che ne abbiamo, tanto più scarsa se la compariamo a quella degli ebrei della penisola iberica. La cacciata degli ebrei dalla Spagna nel 1492, il gherush, è infatti presto divenuta mitica, sovrapponendosi, nella memoria ebraica, allo stesso esilio successivo alla distruzione del Tempio, nel 70 d.C. Ma del mondo ebraico italiano, della sua straordinaria cultura, del rapporto particolare con il mondo cristiano, del suo percorso peculiare verso la modernità, poco si è in realtà parlato. In questa breve sintesi di oltre duemila anni l'attenzione sarà focalizzata proprio su queste specificità, sollecitata dal confronto, aperto o sottinteso, con le altre esperienze della diaspora. Negli ultimi decenni la storia degli ebrei d'Europa si è profondamente rinnovata, determinando radicali cambiamenti anche nell'immagine della storia degli ebrei italiani, mentre da parte sua il rinnovamento storiografico sull'Italia ha cambiato anche il modo di raccontare la storia dei suoi ebrei, a partire dall'analisi dei rapporti con la Chiesa, fortemente trasformata dai mutamenti dei rapporti ebraico-cristiani introdotti dal concilio, e da quella dei ghetti, sempre più affrontati in un'ottica di storia sociale, fino agli studi sulla cultura rinascimentale, a quelli sulla modernizzazione, a quelli sempre più numerosi sulla Shoah. Se la storia degli ebrei in Italia ne risulta meno distante, più affine alla storia della maggioranza, ne emergono però forse maggiormente le differenze e le specificità rispetto alla storia degli ebrei nel resto d'Europa. Una storia a sé, quindi, nel vasto panorama della diaspora europea? Innanzitutto, una storia che è di ebrei che almeno inizialmente non appartengono a nessuno dei due rami della suddivisione ancor oggi dominante fra sefarditi e ashkenaziti. «Sono ebrei sefarditi o ashkenaziti?», si sente spesso chiedere. Sono ebrei italiani, e anzi è dal loro mondo e dalla loro cultura che deriva almeno in parte l'esperienza delle comunità ashkenazite in Germania, attraverso l'emigrazione spontanea di ebrei, a partire dal X secolo, da Roma e dal Sud d'Italia verso l'area della Germania renana. L'Italia culla dell'ebraismo diasporico europeo, quindi, fin dalla fitta presenza di ebrei a Roma in età antica e poi, nel Medioevo, delle folte comunità dell'Italia meridionale, in Puglia, in Sicilia, in Campania".

D. P.