Aby Warburg, uno spazio per il pensiero nel libro di Maurizio Ghelardi
Nel campo degli studi e della storia della cultura, la figura di Aby Warburg continua a riscuotere una attenzione particolare. Il motivo risiede nella lezione warburghiana stessa che non è possibile circoscrivere nel solo campo della storia dell'arte. È quanto emerge con chiarezza nel libro "Aby Warburg, uno spazio per il pensiero" (Carocci, 235 pagine, 23 Euro) di Maurizio Ghelardi, già curatore delle raccolte warburghiane "Astrologica" (2019) e "Fra antropologia e storia dell'arte. Saggi, conferenze, frammenti" (2021).
Il libro di Maurizio Ghelardi è composto da saggi raccolti nel vasto e variegato corpus di scritti di Aby Warburg, la cui riflessione viene paragonata a una tela tessuta da un ragno, una rete dalla trama difforme che si irradia verso i numerosi attracchi del suo pensiero. L'intento di Maurizio Ghelardi è quello di ripercorrere i momenti salienti dell'opera di Warburg, con particolare attenzione verso autori e temi finora non indagati a sufficienza, per fare luce su una figura per certi versi inafferrabile e la cui sfida costringe gli studiosi a continui ripensamenti e reinterpretazioni. Aby Warburg non è esclusivamente l'antropologo delle immagini: nel suo itinerario ha attraversato i mondi della filosofia, della storia dell'arte, delle origini del linguaggio. Il suo intento sembra essere stato quello di amplificare la vita psicologica degli esseri umani attraverso un tipo di metodologia che egli stesso definiva psicostorica. Per indagare gli aspetti e le figure fondamentali della comunicazione e dell'esistenza umane attraverso il campo di tensione tra l'esperienza visuale e il linguaggio parlato.
Il saggio di Maurizio Ghelardi riannoda i fili della ricerca di Warburg al fine di evidenziarne la complessità e la ricchezza, superando l'immagine dello studioso legata esclusivamente alla storiografia artistica e all'iconologia. La connessione tra modelli letterari e plastico-visuali, per Warburg non si risolve nel principio poetico dell'imitazione, ma genera la penetrazione nel senso interno di un'opera a partire dalle fonti e dal loro utilizzo. Inoltre, la grande eredità culturale e artistica dell'antichità viene interpretata come la declinazione, storicamente connotata, di uno snodo costitutivo della percezione e dell'espressione umana. L'antico - per Warburg - rappresenta una guida, un indicatore e uno strumento capace di rivelare la duplicità e la tragicità della cultura europea. Una rivelazione tanto potente da non poter essere ancorata a un unico ambito disciplinare; Warburg, infatti, ha assorbito e utilizzato i risultati offerti dalla psicologia, dall'antropologia, dalla filosofia e dalla linguistica per ripercorrere il processo evolutivo dei meccanismi fondamentali dell'espressione umana, dall'antropomorfismo al linguaggio simbolico. La raccolta curata da Ghelardi è un ulteriore tassello utile alla ricostruzione della complessità warburghiana, insofferente verso l'estetismo decadente e le distinzioni rigide che egli definiva "i mostruosi guardiani dei confini", dei guardiani contro cui lottò lungo tutta la sua vita.
Massimiliano Palmesano