Una storia globale di abiti, corpi e immaginari nel libro di Giulia Calvi

Il libro di Giulia Calvi, "Vestire il mondo" (il Mulino, 200 pagine, 21 Euro), racconta – come recita il sottotitolo – "Una storia globale di abiti, corpi, immaginari". A partire dal Cinquecento, i libri e gli album di costumi, stampati soprattutto a Venezia, Parigi, Anversa e Norimberga, costruirono un «teatro del mondo» allora conosciuto che metteva in scena identità e differenze su scala globale. Contribuirono così a creare una nuova cultura visiva diffusa su una grande varietà di media: mappe, atlanti, affreschi, libri, album di disegni. Ma volumi e album di costumi non furono prodotti solo in Italia e in Europa: anche nell'Impero Ottomano e in Estremo Oriente, in particolare in Giappone, artisti e geografi rappresentarono figure e abiti di uomini e donne ibridando la tradizione rinascimentale italiana ed europea con forme estetiche locali. Puntando lo sguardo su questa circolazione di saperi e su questa produzione transcontinentale mediata da migrazioni, viaggi, collezionismo, incontri diplomatici e missionari, Giulia Calvi ricostruisce una storia culturale globale dei corpi, degli abiti e degli immaginari nella prima modernità.
Il primo capitolo esplora la rappresentazione gerarchica dei continenti nella prima età moderna, a partire dall'atlante Theatrum Orbis Terrarum di Abramo Ortelio (1570). Le figure femminili che incarnano i continenti vengono analizzate in base agli abiti, alla nudità, al colore della pelle e agli attributi, riflettendo la supremazia europea e la visione eurocentrica dell'epoca. Si esamina come questa iconografia si diffonda in diverse forme artistiche e letterarie, influenzando la percezione e la classificazione delle popolazioni extraeuropee attraverso il binomio abito/nudità e le scale cromatiche, che sottintendono una gerarchia di civiltà e un protorazzismo.
L'autrice del libro, Giulia Calvi, ha insegnato Storia moderna al dipartimento di Scienze Storiche e dei beni culturali dell'Università di Siena e ha ricoperto la cattedra di Gender History al dipartimento di History and Civilization della European University Institute di Firenze. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo «Storie di un anno di peste» (Bompiani, 1984 e tradotto da California University Press nel 1989), «Barocco al femminile» (Laterza, 1992), «Il contratto morale. Madri e figli nella Toscana moderna» (Laterza, 1994), «Innesti. Donne e genere nella storia sociale» (Viella, 2004), con R. Spinelli, «Le donne Medici nel sistema Europeo delle Corti» (Polistampa, 2008), 2 voll.
D. P.