Un libro di Armando Petrini analizza il percorso teatrale di Carmelo Bene
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Il libro di Armando Petrini, "Carmelo Bene" (Carocci, 128 pagine, 13 Euro) racconta l'intero percorso teatrale del grande artista (1937-2002), dai folgoranti esordi degli anni Sessanta fino alla notorietà e alla maturità degli anni Ottanta e Novanta. Concentrandosi su alcuni lavori esemplari (Caligola, Amleto, Majakovskij, Nostra Signora dei Turchi, Lorenzaccio, La cena delle beffe), l'autore analizza la complessità di un'opera che, nel segno di una insistita e costante contraddizione alla "rappresentazione", oscilla fra gli accenti più dirompenti e grotteschi, evidenti soprattutto nel primo periodo di attività, e quelli più incupiti e raggelati che emergono con maggior frequenza nella fase successiva. Conclude il libro un'incursione nei diversi Pinocchio realizzati fra il 1962 e il 1998, vero e proprio fil rouge del cimento artistico beniano. Non a caso lo stesso Carmelo Bene, in un'intervista apparsa su "Momento-sera" (a firma di Franco Pisa, 14-15 marzo 1966) così si esprimeva: "Sì, cercherò anzi didare la massima autenticità collodiana allo spettacolo. La cosa per me più importante è rispettare Collodi. Ci sto sopra da quattro anni ormai, e credo di conoscerlo meglio di chiunque altro. Naturalmente, non sarà Pinocchio come è stato finora travisato per uso esclusivamente "tranquillo". Cercherò di mettere in luce il significato più riposto, pur rimanendo assolutamente nello spirito di Collodi. Pinocchio è il testo più rivoluzionario che sia stato scritto letterariamente e teatralmente, la sua grande modernità è nell'essere proprio una favola. Collodi si seppelliva nella sua favola, per evitare di accettare, e nello stesso tempo accettando lo squallido panorama dell'Italietta di De Amicis. La maschera di Pinocchio poi, è l'unica che abbiamo veramente italiana, Arlecchino per esempio non è italiano, è superato, rimasto com'è un veneziano del Settecento con la cipria e i nei (...). Tornando a Pinocchio, e nessuno se ne era accorto, nemmeno Pasolini, nel testo c'è una rivoluzionaria avventura del linguaggio, creata dalla perdita della sintassi. In certi punti sembra di sentire Joyce in anteprima. Collodi è tutto nascosto; è come ci fosse stato un risucchio verso l'interno. Cercherò di dipanare la matassa".
Armando Petrini insegna Storia del teatro all'Università degli Studi di Torino. Le sue ricerche vertono sugli attori e sulla recitazione, con un'attenzione particolare alla linea dell'attore artista, da Gustavo Modena a Carmelo Bene.
D. P.