Un libro di Armando Petrini analizza il percorso teatrale di Carmelo Bene

14.05.2023

Il libro di Armando Petrini, "Carmelo Bene" (Carocci, 128 pagine, 13 Euro) racconta l'intero percorso teatrale del grande artista (1937-2002), dai folgoranti esordi degli anni Sessanta fino alla notorietà e alla maturità degli anni Ottanta e Novanta. Concentrandosi su alcuni lavori esemplari (Caligola, Amleto, Majakovskij, Nostra Signora dei Turchi, Lorenzaccio, La cena delle beffe), l'autore analizza la complessità di un'opera che, nel segno di una insistita e costante contraddizione alla "rappresentazione", oscilla fra gli accenti più dirompenti e grotteschi, evidenti soprattutto nel primo periodo di attività, e quelli più incupiti e raggelati che emergono con maggior frequenza nella fase successiva. Conclude il libro un'incursione nei diversi Pinocchio realizzati fra il 1962 e il 1998, vero e proprio fil rouge del cimento artistico beniano. Non a caso lo stesso Carmelo Bene, in un'intervista apparsa su "Momento-sera" (a firma di Franco Pisa, 14-15 marzo 1966) così si esprimeva: "Sì, cercherò anzi didare la massima autenticità collodiana allo spettacolo. La cosa per me più importante è rispettare Collodi. Ci sto sopra da quattro anni ormai, e credo di conoscerlo meglio di chiunque altro. Naturalmente, non sarà Pinocchio come è stato finora travisato per uso esclusivamente "tranquillo". Cercherò di mettere in luce il significato più riposto, pur rimanendo assolutamente nello spirito di Collodi. Pinocchio è il testo più rivoluzionario che sia stato scritto letterariamente e teatralmente, la sua grande modernità è nell'essere proprio una favola. Collodi si seppelliva nella sua favola, per evitare di accettare, e nello stesso tempo accettando lo squallido panorama dell'Italietta di De Amicis. La maschera di Pinocchio poi, è l'unica che abbiamo veramente italiana, Arlecchino per esempio non è italiano, è superato, rimasto com'è un veneziano del Settecento con la cipria e i nei (...). Tornando a Pinocchio, e nessuno se ne era accorto, nemmeno Pasolini, nel testo c'è una rivoluzionaria avventura del linguaggio, creata dalla perdita della sintassi. In certi punti sembra di sentire Joyce in anteprima. Collodi è tutto nascosto; è come ci fosse stato un risucchio verso l'interno. Cercherò di dipanare la matassa".

Armando Petrini insegna Storia del teatro all'Università degli Studi di Torino. Le sue ricerche vertono sugli attori e sulla recitazione, con un'attenzione particolare alla linea dell'attore artista, da Gustavo Modena a Carmelo Bene.

D. P.