Torna “Forse Esther” di Katja Petrowskaja, un viaggio nella storia del Novecento

12.04.2023

Torna il libro di Katja Petrowskaja, "Forse Esther" (Adelphi, 241 pagine, 12 Euro, traduzione di Ada Vigliani), un romanzo vero, vibrante, venato di ironia; il migliore che la letteratura tedesca ci abbia dato dopo Austerlitz di Sebald: mondi inabissati risorgono vividi, rapinosi, e più che mai contemporanei. Secondo Pietro Citati, "uno dei libri più belli, concentrati e drammatici della recente letteratura europea". La pubblicazione di questo volume è stata realizzata con il sostegno del Goethe Institut e il patrocinio del ministero tedesco degli Affari esteri.

La trama. Si sarà proprio chiamata Esther quella bisnonna che, nella Kiev del 1941, chiese fiduciosa a due soldati tedeschi la strada per Babij Jar, la fossa comune degli ebrei, ricevendone come risposta una distratta rivoltellata? Forse. E dell'intera famiglia, dispersa fra Polonia, Russia e Austria, che cosa ne è stato? Il monolite sovietico conosceva l'avvenire, non la memoria. Per ricostruire quella ramificata genealogia, quel vivace intreccio di culture e di lingue – yiddish, polacco, ucraino, ebraico, russo, tedesco –, Katja Petrowskaja intraprende, sulle tracce degli scomparsi, un intenso viaggio a ritroso nella storia di un Novecento sul quale incombono la stella gialla e quella rossa, e in cui si incrociano i destini di memorabili figure: la babuška Rosa, incantevole logopedista di Varsavia, che salva duecento bambini sopravvissuti all'assedio di Leningrado; il nonno ucraino, prigioniero di guerra a Mauthausen e riemerso dal nulla dopo decenni; il prozio Judas Stern, che spara a un diplomatico tedesco nella Mosca del 1932, e dopo un processo-farsa viene spedito «nel mondo della materia disorganizzata»; il fratello Semën, il rivoluzionario di Odessa, che passando ai bolscevichi cambia in Petrovskij un cognome troppo ebraico. Ma indimenticabili protagonisti sono anche i paesaggi: l'immane pianura russa invasa dai tedeschi e le città della vecchia Europa: Kiev, Mosca, Varsavia, Berlino. E i ghetti, i gulag e i lager nazisti.

Katja Petrowskaja è nata a Kiev nel 1970 e, dopo aver studiato Lettere all'Università di Tartu in Estonia, si è laureata a Mosca. Dal 1999 vive a Berlino, dove lavora come giornalista per alcune testate fra cui la «Frankfurter Allgemeine Zeitung». A "Forse Esther", apparso nel 2014, è stato attribuito il Premio Strega europeo 2015.

D. P.