Torna “Forse Esther” di Katja Petrowskaja, un viaggio nella storia del Novecento
![](https://80597222fc.clvaw-cdnwnd.com/4d9b125d0c5b953325d3861ff6640f21/200000279-9b1bc9b1bf/copertina%20-%20forse.jpg?ph=80597222fc)
Torna il libro di Katja Petrowskaja, "Forse Esther" (Adelphi, 241 pagine, 12 Euro, traduzione di Ada Vigliani), un romanzo vero, vibrante, venato di ironia; il migliore che la letteratura tedesca ci abbia dato dopo Austerlitz di Sebald: mondi inabissati risorgono vividi, rapinosi, e più che mai contemporanei. Secondo Pietro Citati, "uno dei libri più belli, concentrati e drammatici della recente letteratura europea". La pubblicazione di questo volume è stata realizzata con il sostegno del Goethe Institut e il patrocinio del ministero tedesco degli Affari esteri.
La trama. Si sarà proprio chiamata Esther quella bisnonna che, nella Kiev del 1941, chiese fiduciosa a due soldati tedeschi la strada per Babij Jar, la fossa comune degli ebrei, ricevendone come risposta una distratta rivoltellata? Forse. E dell'intera famiglia, dispersa fra Polonia, Russia e Austria, che cosa ne è stato? Il monolite sovietico conosceva l'avvenire, non la memoria. Per ricostruire quella ramificata genealogia, quel vivace intreccio di culture e di lingue – yiddish, polacco, ucraino, ebraico, russo, tedesco –, Katja Petrowskaja intraprende, sulle tracce degli scomparsi, un intenso viaggio a ritroso nella storia di un Novecento sul quale incombono la stella gialla e quella rossa, e in cui si incrociano i destini di memorabili figure: la babuška Rosa, incantevole logopedista di Varsavia, che salva duecento bambini sopravvissuti all'assedio di Leningrado; il nonno ucraino, prigioniero di guerra a Mauthausen e riemerso dal nulla dopo decenni; il prozio Judas Stern, che spara a un diplomatico tedesco nella Mosca del 1932, e dopo un processo-farsa viene spedito «nel mondo della materia disorganizzata»; il fratello Semën, il rivoluzionario di Odessa, che passando ai bolscevichi cambia in Petrovskij un cognome troppo ebraico. Ma indimenticabili protagonisti sono anche i paesaggi: l'immane pianura russa invasa dai tedeschi e le città della vecchia Europa: Kiev, Mosca, Varsavia, Berlino. E i ghetti, i gulag e i lager nazisti.
Katja Petrowskaja è nata a Kiev nel 1970 e, dopo aver studiato Lettere all'Università di Tartu in Estonia, si è laureata a Mosca. Dal 1999 vive a Berlino, dove lavora come giornalista per alcune testate fra cui la «Frankfurter Allgemeine Zeitung». A "Forse Esther", apparso nel 2014, è stato attribuito il Premio Strega europeo 2015.
D. P.