“Storia di un comunista”: la professione politica di Paolo Broccoli in un libro di Adelchi Scarano

Omaggio a un dirigente politico di grande prestigio, recentemente scomparso, stimato dai suoi compagni di partito e di lotta ma anche da chi era molto lontano dalle sue posizioni culturali e ideologiche. Con una copertina rossa, il bel libro di Adelchi Scarano, "Storia di un comunista" (Edizioni Saletta dell'Uva, 167 pagine, 12 Euro, con una nota di Massimo Cacciari), racconta – come recita il sottotitolo – "La professione politica di Paolo Broccoli".
Scrive tra l'altro Adelchi Scarano: "Ho militato attivamente nel Partito comunista italiano dal 1970 al 1980. Dieci anni durante i quali ho incontrato un certo numero di persone notevoli. Tra queste ne distinguo alcune che hanno particolarmente influenzato le mie facoltà di apprendimento, esercitando un ruolo nella mia formazione che va anche oltre la politica. Questi "maestri", a parte Enrico Berlinguer che lo è stato per motivi per così dire istituzionali, sono Giuseppe Capobianco, Giuseppe Gentile e il protagonista di questo racconto. Paolo Broccoli l'ho incontrato per primo ed è stato all'origine, oltre che della catena di avvenimenti che mi ha permesso di conoscere gli altri due, anche del percorso che nel volgere di un paio di anni mi portò prima ad iscrivermi al Pci e poi a far parte del gruppo dirigente del movimento operaio casertano".
Aggiunge l'autore sull'ex deputato del PCI (Partito Comunista Italiano): "(…) Paolo Broccoli era il leader riconosciuto di un poderoso movimento di massa, essendo alla testa di una delle punte più avanzate delle lotte dei braccianti meridionali. Il 16 settembre del 1968 fu una data significativa nella storia del movimento operaio delle campagne meridionali: i braccianti casertani, prima che in qualsiasi altro luogo d'Italia – tre mesi prima dell'eccidio di Avola, un anno prima dell'autunno caldo delle fabbriche del nord - diede vita ad un potente sciopero contro il sottosalario, per l'abolizione delle gabbie salariali (che la stessa Confederazione sindacale aveva voluto fin dal 1946), contro il ricatto del governo sugli elenchi anagrafici, contro il caporalato, per il controllo democratico del collocamento. Durante la manifestazione che si tenne a Caserta con oltre diecimila braccianti si registrarono scontri con le forze dell'ordine che costarono l'arresto di 13 lavoratori. Nel marzo del '69, Broccoli analizzò questa fase cruciale del biennio rosso dei braccianti casertani. Nella relazione introduttiva al congresso provinciale della Federbraccianti, illustrò l'altezza della posta in gioco e la dimensione nazionale della lotta da lui guidata".
Nella "Relazione introduttiva all'VIII Congresso della Federbraccianti-CGIL", marzo 1969, Paolo Broccoli sottolineava quanto segue: "Grandi lotte vedono impegnato tutto il mondo del la voro che rivendica con sempre maggiore forza un radicale rinnovamento della società. Un intreccio nuovo e più avanzato oggi lega le rivendicazioni e gli obiettivi che sono alla base delle lotte dei lavoratori dell'industria e dei braccianti, che per la prima volta vedono l'apporto autonomo, originale, ma tuttavia unitario, che viene dalla presenza degli studenti e dalle loro lotte rinnovatrici. Per questi ultimi si fa sempre più pressante ed urgente la necessità di una saldatura e di un legame con le lotte dei braccianti, degli operai, per creare insieme una reale volontà liberatrice nel paese e nel Mezzogiorno, per abbattere l'oppressione, lo sfruttamento, i dislivelli umani e sociali. Il Mezzogiorno è al centro di questo scontro di classe: la lotta contro l'attuale asseto retributivo per zone salariali, al di là del superamento dell'accentuata sperequazione civile ed economica tra Nord e Sud, pone soprattutto un problema di sviluppo autonomo e pieno di tutte le risorse umane e sociali. Si ripropone così nei suoi reali termini politici la questione meridionale, la cui soluzione, come affermano i temi del nostro VIII Congresso, può essere offerta solo dallo scontro tra una politica di interventi razionalizzanti e 'una vera politica di riforma agraria'. L'arretratezza e la disumana condizione dei braccianti nel Mezzogiorno sono antiche. Oggi esse sono aggravate da un ventennio di politica di rapina e di sfruttamento del padronato agrario e dal tipo di interventi pubblici che mai ha condizionato il finanziamento a riforme o a trasformazioni".
M. P.