“Prima di Dracula”: un libro di Tommaso Braccini racconta l’“Archeologia del vampiro”

29.06.2022

Affascinanti e raffinati che dimorano in sontuosi castelli, i vampiri ormai sono parte integrante dell'immaginario collettivo. Nelle notti discendono nei villaggi a caccia di sangue umano, condannando le loro prede a una maledizione perenne che le trasformerà in schiave del male dopo anche un solo morso. I vampiri, però, non sono sempre stati così. Tommaso Braccini nel libro "Prima di Dracula - Archeologia del vampiro" (il Mulino, 272 pagine, 13 Euro) delinea l'evoluzione di questa figura spettrale e terribile.

Prima di Dracula, partorito da Bram Stoker - che si ispirò a scritti di Emily Gerard sulle superstizioni della Transilvania -, i vampiri non dimoravano nei Carpazi ma sulle coste del Mediterraneo. Due secoli prima che Jonathan Harker (personaggio del romanzo "Dracula" di Bram Stoker) fosse ospite del conte più famoso delle storie dell'orrore, nel 1700 il botanico francese Josph Pitton de Tournefort intraprese un viaggio verso Oriente e "si sarebbe imbattuto in uno spettacolo impressionante, che descrisse accuratamente in un resoconto pubblicato alcuni anni dopo la sua morte". Il botanico racconta di un vampiro, molto diverso dalla figura nobile a cui siamo abituati: il mostro in questione è un contadino che semina panico nell'isola di Mykonos; molto più simile a uno zombie della tradizione africana che al conte Dracula, attenendoci a ciò che la cinematografia della fine del secolo scorso ci ha insegnato su queste figure demoniache.

Ovviamente i vampiri non nascono a Mykonos nel '700 o in Transilvania a fine '800; il mondo è pieno di storie che rimandano a queste figure, reali o immaginarie. Tommaso Braccini traccia un'accurata "archeologia" dei vampiri: partendo dall'antichità classica, l'autore inizia a scavare nel Fedone di Platone e nell'Odissea, passando poi a Roma per analizzare figure come le "larvae", molto simili agli scheletri (bisogna ricordare, comunque, che "tratto distintivo dei vampiri è quello di non essere scheletrizzato"). Si approda quindi al Medioevo, al '600 e ai secoli successivi. L'autore "documenta lo sviluppo delle credenze vampiriche cercandone i primordi nell'antichità inoltrandosi per contrade e superstizioni d'Europa e seguendone le tracce, che si intrecciano con quelle dell'eresia e della storia della Chiesa, fino all'epoca moderna". Questo libro scardina l'immagine del vampiro che ci ha dato il cinema negli ultimi anni, facendoci conoscere questa figura attraverso un viaggio nella tradizione e nella superstizione.

Dario Palmesano