Nel romanzo di Étienne Kern un sarto volante tra amore e paracadute

28.06.2023

Il libro di Étienne Kern, "Il sarto volante" (L'orma editore, 136 pagine, 16 Euro, traduzione di Anna Scalpelli), ha vinto il premio Goncourt 2022 per il romanzo d'esordio. La trama: Parigi, 4 febbraio 1912. Il giorno è appena sorto, e sotto la Torre Eiffel si è radunata una piccola folla di curiosi e giornalisti. Lassù, in piedi sul parapetto, si staglia contro il cielo la sagoma di un uomo ammantato da una strana imbragatura. È Franz Reichelt, sarto di origine boema e inventore dilettante che, a dispetto degli avvertimenti di chi ha cercato di scoraggiarlo, vuole testare il suo marchingegno: una tuta-paracadute. Sul posto ci sono anche due cineoperatori, chiamati a immortalare la realizzazione di un sogno e che invece consegnano alla Storia la dolente testimonianza di una crudele disfatta. «La prima vittima del cinema» scriverà, anni dopo, François Truffaut. Come alla ricerca di un impossibile appiglio, fra ricostruzione storica e dolorose ferite personali, Étienne Kern indaga nel passato per reinventare il mondo di affetti, esuberanze e ossessioni di Reichelt. Dalla Parigi della Belle Époque a quella di oggi, tra fede nel progresso, febbre del volo e vertigine del disastro, Il sarto volante è un inno alla speranza – anche la più folle – e un atto d'amore nei confronti di chi ha fallito.

Ecco un assaggio del romanzo: "Aveva gli occhi chiari, quasi grigi, gli occhi di un sognatore. Quando sorrideva, i larghi baffi si sollevavano in modo curioso. La voce profonda, a tratti roca, sapeva esprimere grande tenerezza. Dei suoi primi anni in Francia aveva conservato l'abitudine di parlare lentamente. Quando incespicava su una parola nascondeva l'imbarazzo dietro a un sorriso timido, con il timore costante di essere giudicato, deriso. Parlava sempre a voce bassa. Leggeva poco. La sera, dopo aver tenuto per ore lo sguardo fisso su aghi e fili, si sentiva gli occhi stanchi. Ma ogni tanto, con un'emozione di cui si stupiva lui stesso, riapriva un libro dimenticato tempo addietro da una cliente. La signora non era mai tornata a ritirare la giacca che gli aveva commissionato, e lui aveva chiesto informazioni ai vicini, agli altri commercianti: nessuno l'aveva più vista. Chissà, magari era morta. Il libro, quindi, era rimasto lì, una raccolta di poesie molto famose, di quelle che si studiano a scuola. Franz non le capiva fino in fondo e questo, per lui, non faceva che aumentarne il fascino. Le assorbiva senza rendersene conto, infarcendo il proprio lessico di espressioni pittoresche e immagini stranianti. A quelli che lo stavano ad ascoltare parlava di nuvole e di lacrime, di mondi lontani e di tutte quelle cose, in terra e in cielo, che solo i bambini e i folli sono in grado di capire. La maggior parte del tempo, però, se ne stava zitto".

Étienne Kern (1983) è autore di numerosi saggi di critica letteraria, tra cui Una storia degli odi degli scrittori (2009) e Il tu e il voi. L'arte francese di complicare le cose (2020), scritti a quattro mani con la moglie Anne Boquel.

D. P.