Museo Egizio di Torino: la religione e le pratiche funerarie delle civiltà nilotiche

26.11.2022

La conoscenza della cultura, della religione e del culto dei morti dell'antico Egitto continua a interessare studiosi e appassionati in tutto il mondo. In tale circuito di scoperte e divulgazione, il Museo Egizio di Torino rappresenta uno dei principali snodi a livello internazionale. Il primo incontro tra la città di Torino e la storia egizia avvenne nel 1626, anno in cui Carlo Emanuele I di Savoia acquistò la Mensa Isiaca bronzea, evento che rappresenta l'embrione del museo e che inaugurò un interesse ininterrotto.

Il museo, come istituzione, fu fondato nel 1824 da Carlo Felice di Savoia (1765-1831) che acquisì la collezione di proprietà del diplomatico e archeologo Bernardino Drovetti (1776-1852), console francese in Egitto. La prima raccolta venne sistemata nel palazzo dell'Accademia delle Scienze; fu poi arricchita tra il 1920 e il 1937 dai reperti rinvenuti grazie agli scavi condotti dagli egittologi Ernesto Schiaparelli (1856-1928) e Giulio Farina (1889-1947). Il museo è stato sottoposto a cospicui interventi di ristrutturazione e dal 2015 - dopo oltre tre anni di lavori - ha raddoppiato la sua superficie, inglobando anche l'ex Galleria Sabauda e rinnovando l'allestimento degli spazi espositivi. Il Museo Egizio di Torino è il più antico al mondo dedicato alle civiltà nilotiche e, sia per grandezza sia per la varietà e il numero dei reperti esposti, è paragonabile a quello del Cairo. Custodisce circa 40 000 reperti che abbracciano il periodo compreso tra il paleolitico e l'epoca copta.

Di particolare interesse ai fini dello studio e della conoscenza delle pratiche funerarie tipiche degli antichi egizi sono le ventiquattro mummie umane e le diciassette animali esposte in un percorso che ricostruisce secoli di continuità e mutazioni relative al culto dei morti, alle pratiche di inumazione e a quelle di mummificazione: la morte non rappresentava una estinzione definitiva dell'essere umano, intendendo la fine della vita terrena come un passaggio verso una la dimensione dell'oltretomba. Proprio per tale ragione i corredi tombali, fin dalle epoche più remote, sono caratterizzati dalla presenza di oggetti, attrezzi, gioielli, armi e suppellettili utili al defunto per continuare la sua esperienza nella nuova realtà. Per gli egizi l'uomo era custode e portatore di caratteristiche soprannaturali che gli permettevano una esistenza senza fine. E per poter attraversare i vari stati dell'essere e giungere a una nuova vita era necessario che il corpo del defunto fosse preservato integro: ciò veniva assicurato attraverso la tecnica della mummificazione che simboleggiava, e rinnovava in un tempo sacro, il rituale compiuto dal dio dalla testa di sciacallo, Anubi - divinità protettrice delle necropoli e del mondo dei morti - sul cadavere del dio-re Osiride, inventore dell'agricoltura e della religione, per renderlo immortale.

Non solo culto dei morti e pratiche funerarie. Il Museo Egizio di Torino custodisce pure una cospicua collezione di papiri: sono ben settecento quelli completi e diciassettemila i frammenti. Quest'anno ricorre il bicentenario della decifrazione dei geroglifici grazie agli studi di Jean-François Champollion, uno dei padri dell'egittologia.

Il Museo Egizio è ad oggi un polo di ricerca a livello internazionale e una istituzione che non si rivolge esclusivamente alla comunità scientifica, ma a un pubblico ampio ed eterogeneo. Lavori di restauro, cicli di studi e analisi archeometriche realizzate con metodi non invasivi, permettono una costante crescita del museo. Espressione di tale attenzione è l'Area Restauro che permette ai visitatori di assistere dal vivo appunto al restauro dei reperti del Museo.

Massimiliano Palmesano

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