“Morte alle terme”: il quarto caso di Ernestine e Anton nel romanzo di Beate Maly

Il romanzo di Beate Maly, "Morte alle terme" (Emons Edizioni, 250 pagine, 15,50 Euro, traduzione di Rachele Salerno), racconta – come recita il sottotitolo – "Il quarto caso di Ernestine e Anton". Tre settimane a bere acqua termale, ovvero acqua calda che puzza di uova marce. Questa è l'amara ricetta del dottore per Anton, farmacista in pensione con una insanabile passione per i dolci viennesi e una cistifellea malridotta. Ad accompagnarlo nel rinomato albergo a Baden, accorre l'immancabile Ernestine, che già si prefigura serate danzanti e passeggiate nei viali alberati.
Un rigorosissimo programma di cure, fanghi fetidi e minestrine insapori li aspettano invece all'Hotel Sauerhof, oltre a una congerie di ospiti benestanti, tutti membri dell'alta borghesia salvo il burbero calciatore Pepi Kratochwil, il miglior attaccante della storia. Ed è proprio su di lui che ricadono tutti i sospetti quando sulla via del ritorno da un concerto viene scoperto un cadavere. Anton non può credere che il suo mito si sia macchiato di un simile delitto e niente e nessuno può tenere a freno la curiosità di Ernestine. A quanto pare, tutti gli ospiti sono felici di sapere il calciatore in prigione. La chiave è ben seppellita nel passato, ma i due amici si confermano ancora una volta una grande squadra.
Ecco un assaggio del romanzo: "Mila iniziò a correre. Appena si mosse, però, anche i passi dietro di lei accelerarono. Ora le foglie venivano schiacciate a terra da un incedere deciso. Udì un leggero ansimare, sempre più vicino. La sua paura si trasformò in panico. Il cuore le batteva forte, il respiro era ansante. Il vestito si impigliò nelle spine di una rosa canina. Sentì la stoffa strapparsi. Era una delle nuove sottogonne in cui aveva investito un sacco di soldi. Sperava che fosse uno strappo netto, così da poterlo ricucire facilmente. Si sarebbe voluta girare a guardare il suo inseguitore, ma si convinse a non farlo. Era molto più sensato continuare a correre e raggiungere le luci del Prater. La musica di una banda diventò più forte. Ancora un paio di metri e non le sarebbe successo niente. Nessuno strangolava una prostituta in una birreria o di fronte a un cabaret. Il suono salvifico di una tuba le giunse alle orecchie, facendola sentire al sicuro. Ma proprio in quel momento una mano si posò sulla sua spalla e la tirò indietro. Mila incespicò, un pugno la colpì alla schiena e lei cadde in avanti sull'erba. Disperata, tirò dei colpi a casaccio, ma il suo aggressore la teneva bloccata con il ginocchio, le afferrò i capelli e le spinse il viso nell'erba umida. Per un attimo avvertì un'orrenda puzza di cavolo, grasso rancido e sudore, poi sentì soltanto la terra putrida. Avrebbe voluto chiamare aiuto, ma non aveva più aria nei polmoni. Due mani possenti le avvolsero un foulard intorno alla gola e tirarono forte, senza pietà. Mila lottò per respirare, provò ancora a dimenarsi, ma i suoi colpi andarono a vuoto. La pressione alla testa era già quasi insopportabile, gli occhi minacciavano di uscirle dalle orbite. Il ronzio nelle sue orecchie sovrastava ogni altro rumore. Piantò le dita nella terra. Due unghie si spezzarono. Capì che era finita".
L'autrice del romanzo, Beate Maly, viennese, ha studiato pedagogia e ha lavorato nell'ambito dell'educazione primaria. Ha pubblicato narrativa per bambini e saggi fino al 2008, anno nel quale è uscito il suo primo romanzo storico, Die Hebamme von Wien. Nel 2016 ha pubblicato il primo dei suoi gialli storici, Omicidio al Grand Hotel, inaugurando la serie ambientata negli anni Venti in Austria, in corso di traduzione presso Emons. Nel 2019 il suo romanzo Mord auf der Donau (Omicidio sul Danubio) è stata insignita del premio Leo-Perutz. Vive a Vienna.
A. P.