“Miti” di Igino, una raccolta molto attuale di racconti antichi

11.05.2022

Oggi possiamo vantare una buona conoscenza dei miti del mondo classico. Diamo quasi per scontate le storie dei grandi eroi greci e le vicende degli dèi olimpici; ma se possiamo, dopo millenni, ancora raccontare storie mitiche di avventure favolose è grazie soprattutto, oltre che ad Apollodoro, a Igino.

Giulio Guidorizzi ha curato "Miti" (Adelphi, 651 pagine, 16 euro): una grande raccolta scritta da Igino, "dotto amico di Ovidio", considerato uno dei mitografi più importanti dell'antichità; arrivata fino a noi grazie all'umanista Jacopo Micillo che nel 1535 pubblico Miti (Fabulae) di Igino, "scoperti in un codice già gravemente danneggiato".

Il mito ritorna continuamente nelle nostre vite, i protagonisti sono forme a priori del comportamento umano. Immagini archetipiche (se vogliamo usare un termine tanto caro al grande analista Carl Gustav Jung) che continuano ad essere presenti nelle nostre esistenze e che vengono fatte riaffiorare dalle sfide quotidiane che ci ritroviamo ad affrontare.

La raccolta che abbiamo tra le mani è una delle più corpose possibili. Igino compone l'opera con cura certosina e grande modestia; "egli ricava le sue informazioni da testi letterari, e da testi teatrali che in molti casi parlano solo attraverso il suo racconto. Igino conosceva, ovviamente, gli autori principali: Omero, Esiodo, i poeti del ciclo epico, Apollonio Rodio. Ma la sua specificità sta nell'avere fondato una raccolta di miti di larga misura su opere teatrali, sulle tragedie greche dell'epoca d'oro la cui trama spesso si può leggere in filigrana nelle sue pagine; spesso i meccanismi del teatro tragico lasciano la loro impronta sul racconto narrato dal mitografi: il colpo di scena, il travestimento, il gioco degli equivoci e degli inganni, il riconoscimento, la scena madre. Nella massima parte dei casi si tratta di tragedie perdute, di cui Igino costituisce per noi la principale, a volte unica, fonte di conoscenza."

Adelphi ripropone quindi un monumento della letteratura mitica in una fase storica in cui il ritorno al classico, o più in generale al mondo antico, propone risposte alla precarietà delle esistenze fortemente compromesse dall'instabilità sanitaria ed economica. Vivere, tante volte, è cercare risposte che a quanto pare il consumismo imperante non riesce più a dare; in alcuni casi cercate in teorie affrettate e senza una base concreta che portano i ragionamenti in complottismi e àncore facili per esistenze alla deriva. Il mito "è stata la prima forma di psicologia" come affermava l'irriverente James Hillman, psicologo che ci ha lasciato nel 2011 e che nel "ritorno alla Grecia psichica" ritrovava una possibilità di comprensione di noi stessi proprio attraverso il mito.

Leggere e parlare di mito è molto più attuale di quanto possiamo credere e Guidorizzi cura una raccolta dove possiamo trovare spunti per vivere il quotidiano oltre che per conoscere il modo di intendere la vita dei nostri antenati.

Dario Palmesano