Le pietre parlano: scavi che stanno rivoluzionando la storia del Santo Sepolcro

14.08.2025

Per gentile concessione, riportiamo di seguito un articolo della newsletter (luglio 2025) del Patriarcato latino di Gerusalemme, una Chiesa Cattolica il cui territorio comprende Cipro, Giordania, Israele e Palestina. È sostenuto da sei Vicariati che operano in diversi campi di azione per le comunità cristiane in tutti questi Paesi.

Gerusalemme - Sotto le cupole piene di incenso della Chiesa del Santo Sepolcro si sta svolgendo una delle operazioni archeologiche più intricate e profonde della Terra Santa. Quello che è iniziato nel 2022 come un progetto di restauro del pavimento deteriorato della chiesa è diventato un viaggio negli strati profondi della storia sacra.Guidato dalla professoressa Francesca Romana Stasolla dell'Università Sapienza di Roma e coordinato dalle tre principali comunità cristiane - i francescani (Custodia di Terra Santa), i greco-ortodossi e gli armeni - in collaborazione con l'Autorità per le Antichità, questo progetto cerca di preservare il passato proteggendo il presente.

Il restauro che ha scatenato la rivelazione

L'attuale progetto archeologico nasce da un urgente lavoro di conservazione avviato nel 2016, quando gli ingegneri hanno rilevato allarmanti segni di degrado strutturale sia nell'Edicola (la Tomba di Cristo) che nella chiesa nel suo complesso, compresi i pavimenti, i sistemi idraulici e di ventilazione. L'urgenza era sia spirituale che strutturale. In un evento storico di quella fase iniziale, la lastra sepolcrale originale di Cristo è stata scoperta per la prima volta dopo oltre 500 anni, un momento descritto da molti come una rara intersezione di fede e scienza. Questo momento ha riacceso l'interesse globale per il sito e ha posto le basi per la più ampia campagna archeologica lanciata nel 2022. Per consentire il culto e il pellegrinaggio continui, il restauro è stato suddiviso in 11 zone all'interno della basilica. Gli scavi procedono a turni 24 ore su 24, con pause durante i principali eventi liturgici come la Settimana Santa e la Pasqua.

Dalla cava alla tomba: Una linea del tempo sacra sotto il pavimento

Accompagnato da visitatori e giornalisti, il Prof. Stasolla ha guidato le visite fino a una delle aree di scavo più profonde, a quasi sei metri di profondità. "Questa zona offre una sequenza storica notevolmente compressa", spiega la professoressa. Gli archeologi hanno scoperto che il sito funzionava un tempo come cava attiva nell'Età del Ferro, utilizzata per tagliare il calcare. Quando l'estrazione cessò, l'area fu gradualmente riempita e trasformata in un giardino agricolo, con ulivi e viti: una trasformazione confermata da prove archeobotaniche, tra cui antiche fosse per le olive, semi d'uva, polline e ossa di animali. Questi risultati fanno eco alla descrizione del Vangelo di Giovanni: "Nel luogo dove fu crocifisso, c'era un giardino" (Giovanni 19:41). Stasolla sottolinea: "L'analisi non si limita ai resti di pietra. Stiamo studiando anche i sedimenti, i pollini e gli strati botanici, per ricostruire l'attività ambientale e umana che un tempo animava questa parte di Gerusalemme".

Il Golgota resiste: Pietre della memoria

Padre Amadeo Ricco, archeologo dell'Istituto Biblico Francescano, richiama l'attenzione su un affioramento roccioso di cinque metri del Golgota ancora oggi visibile. Questa formazione, centrale nella memoria cristiana come collina della Crocifissione, si è conservata anche dopo che l'imperatore Adriano vi eresse sopra un tempio pagano nel II secolo d.C., nel tentativo di cancellare la presenza cristiana. "Le antiche fonti greche e latine confermano che i primi cristiani hanno continuato a venerare questo luogo, anche durante le persecuzioni", dice p. Ricco. "La memoria e la fede hanno resistito".

Quello che i Vangeli non dicevano

Oltre a confermare i testi biblici, gli scavi hanno aggiunto nuovi approfondimenti. Gli archeologi hanno identificato diverse tombe scavate nella roccia al di fuori delle antiche mura di Gerusalemme, tra cui una che potrebbe essere la tomba donata di Giuseppe d'Arimatea, il ricco membro del consiglio che offrì la propria tomba inutilizzata per Gesù. Ricco osserva: "Tutto sembra essere stato provvidenzialmente preparato affinché Gesù fosse sepolto con dignità, nonostante la fretta e l'orrore di quei giorni".


Dalla rovina alla resurrezione: Adriano, Costantino e la Chiesa

Dopo il tentativo di Adriano di cancellare la memoria cristiana coprendo il sito con templi pagani, l'imperatore Costantino restaurò la geografia sacra nel IV secolo. Su sollecitazione della madre Sant'Elena, l'imperatore romano ordinò la demolizione dei santuari di Adriano e iniziò la costruzione di una chiesa monumentale sulla tomba di Cristo intorno al 326 d.C., utilizzando muratura romana riciclata. La costruzione durò quasi un decennio. Sebbene alcune parti della chiesa siano state distrutte durante l'invasione persiana (614 d.C.) e di nuovo dai Fatimidi (1009 d.C.), i Crociati ricostruirono il complesso nel XII secolo. Molte delle caratteristiche attuali del Santo Sepolcro, tra cui la Rotonda, la cappella del Golgota e la Pietra dell'Unzione, risalgono a quest'epoca. Gli scavi recenti hanno portato alla luce informazioni tecniche sui costruttori di Costantino, soprattutto nella navata nord. Gli archeologi hanno ripercorso le trincee scavate da p. Virgilio Corbo negli anni '60, confermando le ricerche precedenti e aggiungendo nuovi dati. Hanno scoperto che la cava di roccia aveva superfici irregolari e profonde, che richiedevano ai primi cristiani di livellare il terreno usando terra e strati di riempimento ricchi di ceramica - una tecnica ingegnosa ma primitiva di ingegneria. Il team ha anche studiato i metodi di fondazione del muro settentrionale costantiniano, rimasto parzialmente intatto.

Archeologia in presenza di preghiera

Nonostante la complessità del lavoro, le preghiere e le liturgie non si sono mai fermate. Gli scavi si fermano durante le festività e continuano in armonia con il ritmo sacro del sito. "L'archeologia ha illuminato realtà che non conoscevamo", dice p. Ricco, "ma soprattutto ha approfondito la riverenza che già avevamo".

Conclusione: Una Gerusalemme vivente

Ciò che è stato portato alla luce nella Chiesa del Santo Sepolcro è molto più di antichi detriti. Queste pietre parlano di resurrezione, di memoria scolpita nel calcare, di fede sopravvissuta alla soppressione e di un paesaggio sacro ancora vivo di significato. La chiesa, un tempo cava, giardino e tomba, rimane un simbolo vivente di speranza: un luogo dove le pietre testimoniano e dove il silenzio dei secoli lascia il posto alle voci della preghiera e della scoperta.