La “disobbedienza profetica” fiorentina in un libro a cura di Beniamino Deidda e Tomaso Montanari

15.04.2024

Massimiliano Palmesano


La città di Firenze dal secondo dopoguerra agli anni '60 è stata teatro di un fermento religioso e di testimonianza unico: Beniamino Deidda e Tomaso Montanari in "Disobbedienza profetica – La Firenze di Milani, Balducci, Borghi, Brandani, La Pira, Mazzi, Turoldo, Santoro" (Edizioni Gruppo Abele, 175 pagine, 10 euro), curano un volume che raccoglie i testi meno noti dei protagonisti più importanti di quella stagione.

Soprattutto a partire dagli anni Cinquanta, Firenze conobbe una potente fioritura di testimonianze di fede, che rappresentano ancora oggi esperienze di importanza centrale, come le vicende di don Milani e all'Isolotto di don Mazzi. Deidda e Montanari propongono una serie di scritti che possono essere utili per conoscere meglio "quella Firenze rovente di amore per Dio e per l'uomo" (p. 7); riflessioni per interpretare e leggere pure il nostro presente. Si tratta infatti di messaggi che esprimono una critica radicale della realtà.

Gran parte del volumetto è occupata dalla Lettera ai giudici di don Milani, testo che parla un linguaggio più che mai attuale a causa dei venti di guerra che spirano sempre con maggiore insistenza in diversi angoli del globo. Gli interventi raccolti nel libro sono in buona parte opera di sacerdoti e, se da un lato possono essere iscritti nel radicalismo politico cristiano tipico della Toscana, dall'altro sono preziosi e ispiranti anche per i laici: hanno al centro la persona e la lotta per affermarne la dignità.

I due grandi temi che innervano il libro sono la disobbedienza alle ingiustizie, al potere, al dominio di classe; e la profezia, ovvero quella capacità di far emergere nuovi orizzonti morali. Il tema della disobbedienza – da parte di religiosi e di laici - caratterizza una lunga fase della vita della città di Firenze, coinvolgendo tanto la politica quanto la chiesa. Esempio ne sono le esperienze, negli anni '50, dei preti operai quali Bruno Borghi e Sirio Politi; l'opera di don Facibeni che accoglieva i poveri alla Madonnina del Grappa; le iniziative dei padri Turoldo e Vannucci; le prime prove di dialogo tra cattolici e comunisti.

In campo politico gli effetti più dirompenti di tale fioritura si ebbero con l'elezione a sindaco di Giorgio La Pira nel 1951 che non di rado attuò politiche avversate dalla borghesia cittadina e dalle frange più conservatrici della Democrazia Cristiana, come la decisione di requisire le case per risolvere l'emergenza abitativa.

Dalla lettura dei testi contenuti nel libro viene fuori con chiarezza un'idea di Chiesa radicalmente alternativa a quella propugnata dalle gerarchie; e la visione di una società più giusta e democratica, in profonda sintonia con la parola del Vangelo e con lo spirito più genuino della Costituzione.