La guerra chiusa nella testa in un folgorante libro di Louis-Ferdinand Céline

14.09.2025

Il libro di Louis-Ferdinand Céline, "Guerra" (Adelphi, 156 pagine, 12 Euro, traduzione di Ottavio Fatica, a cura di Pascal Fouché, con una premessa di François Gibault), è il primo, folgorante scampolo degli inediti di recente tornati alla luce. Sinossi di Emanuele Trevi: «Se Rabelais fosse stato un soldato nella prima guerra mondiale, non avrebbe potuto fare niente di meglio di Céline. Più di ogni altra cosa, lo spazio narrativo così ristretto, nel quale i personaggi appaiono e scompaiono ciclicamente come i pupazzi di una giostra, esalta la sua straordinaria capacità di caratterizzare e rendere indimenticabili i singoli esseri umani ... Céline è stato più di ogni altra cosa un superbo ritrattista, un impareggiabile anatomista della singolarità umana. Il suo stesso senso del comico e del grottesco nasce dalla constatazione, così fertile di conseguenze poetiche, che ognuno, in quel grande circo che è il mondo, recita la sua parte a modo suo, destinato a rimanere incomprensibile agli altri». A giudizio di Walter Siti, «è un frammento, una prima stesura ... ma è anche la conferma di quanto la scrittura di Céline sia straordinaria». Ecco un assaggio del libro: "Sarò rimasto lì ancora una parte della notte dopo. A sinistra tutto l'orecchio era appiccicato a terra con il sangue, la bocca pure. Fra l'uno e l'altra un rumore immenso. In quel rumore ho dormito e poi è piovuto, pioggia di quella fitta fitta. Lì accanto Kersuzon era stecchito sotto l'acqua a peso morto. Ho allungato un braccio verso il corpo. Ho palpato. L'altro non ce la facevo più. Non lo sapevo dov'era l'altro braccio. Era schizzato in aria altissimo, vorticava nello spazio e poi ridiscendeva a trafiggermi la spalla, nella carne viva. Ogni volta cacciavo un urlaccio di quelli e poi era peggio. Comunque riuscivo a fare meno rumore, sempre con quel grido, dell'orribile baccano che sfondava la testa, l'interno come un treno. Ribellarsi non serviva a niente. È stata la prima volta che ho dormito, in quella melassa piena di granate che passavano fischiando, in tutto il rumore che hanno voluto fare, senza perdere del tutto conoscenza, cioè insomma nell'orrore. Tolte le ore che mi hanno operato, non ho mai più perso del tutto conoscenza. Ho sempre dormito così nel rumore atroce dal dicembre del '14. Mi sono beccato la guerra nella testa. Ce l'ho chiusa nella testa".

M. P.