Indagini sulla pittura di Piero della Francesca in un libro di Carlo Ginzburg

22.07.2022

Piero della Francesca (1412-1492) è stato una delle figure più emblematiche del Rinascimento italiano, tra le sue opere più conosciute il "Polittico della Misericordia", la "Pala di Brera", il "Battesimo" e la "Flagellazione di Cristo". Nel libro "Indagini su Piero - Il Battesimo, il Ciclo di Arezzo, la Flagellazione di Urbino" (Adelphi, 460 pagine, 48 Euro) Carlo Ginzburg analizza le opere del pittore da un duplice punto di vista: la storia delle committenze e l'analisi iconografica; non si concentra solo sugli aspetti squisitamente formali delle opere prese in esame, non è dunque uno studio di storia dell'arte. Carlo Ginzburg è uno dei più importanti storici in campo nazionale e internazionale e "Indagini su Piero" (uscito per la prima volta nel 1981) è un saggio storiografico, in linea con le riflessioni e il percorso dell'autore. Si concentra nel gettare luce sulla biografia di Piero della Francesca. Sulla vita del pittore si hanno ben poche certezze: a Firenze nel 1439, al seguito di Domenico Veneziano; la commissione per la pala della Misericordia a Sansepolcro nel 1445; l'affresco di Rimini che raffigura Sigismondo Malatesta (datato 1451); l'attività a Roma nel 1458-59 documentata dai pagamenti della Camera Apostolica. Gran parte della biografia si basa su congetture, notizie non verificate o indirette, vuoti di decenni.

Nel libro Carlo Ginzburg, tra le varie indagini che compongono la ricerca, propone e argomenta una confutazione - articolata sulla base di indizi legati a committenti e iconografia - della datazione della "Flagellazione" avanzata da Roberto Longhi, uno dei maggiori storici dell'arte del '900. Nel caso particolare della "Flagellazione" gli elementi connessi allo stile appaiono quasi ignorati, a differenza di quelli esterni; ma solo in apparenza, in quanto l'indagine si concentra su un dato di convergenza (o di frizione) tra gli uni e gli altri: cioè lo studio della cronologia. A giudizio di Ginzburg, per una congrua datazione di un'opera la lettura stilistica deve essere sempre coniugata all'analisi della documentazione disponibile. Nel caso di Piero della Francesca la prima operazione da mettere in campo doveva per forza di cose cercare di arricchire l'esiguo dossier della documentazione esterna, a partire proprio da quella riguardante i committenti. Ma la caratteristica più interessante - quella che sottolinea con forza il valore della riflessione di Carlo Ginzburg - di "Indagini su Piero" è che la ricostruzione della storia delle committenze non è basata esclusivamente sull'esiguo numero di documenti di archivio o di biblioteca, ma su una decifrazione attraverso le opere stesse: più precisamente, attraverso la loro iconografia. Il dato stilistico, preso da solo, non può essere utilizzato come strumento di datazione; per tale ragione è necessaria una ricostruzione delle committenze. Ma, piuttosto che affidarsi unicamente alle fonti documentarie, Ginzburg ne ricostruisce il paradigma attraverso lo studio dell'iconografia delle opere.

Si tratta, per tale ragione, di un saggio storico che però si confronta di continuo con gli storici dell'arte. Questi ultimi non hanno lesinato critiche al libro, talvolta anche con durezza. Ginzburg, dal canto suo, è abituato al confronto, anche quando diviene aspro. Ma "Indagini su Piero" non è un libro solo per specialisti (storici o storici dell'arte che siano), anzi si rivolge a tutti coloro che amano la pittura di Piero della Francesca, che appare nel libro in una luce inattesa.

Massimiliano Palmesano