In un libro di Giovanni Mari le veline di Goebbels per manipolare le masse

14.08.2025

Il libro di Giovanni Mari, "L'orchestra di Goebbels" (Lindau, 264 pagine, 23 Euro), racconta – come recita il sottotitolo – "Ordini e veline alla stampa per manipolare le masse". Dopo che ebbero conquistato il potere, i nazisti iniziarono a esercitare sull'informazione un controllo asfissiante. Il regista dell'operazione fu Joseph Goebbels, ministro della Propaganda e instancabile agitatore, «ipnotizzato» da Hitler. La stampa avrebbe dovuto diventare il «pianoforte su cui il governo potrà suonare per influenzare le masse». Non bastava più infatti assecondare gli umori del popolo, occorreva manipolarli nel senso giudicato più conveniente per la nazione, promuovendo l'antisemitismo e la dedizione alla causa nazista fino al martirio, esaltando l'idea della guerra totale, disinformando sistematicamente, creando un sentimento positivo nella comunità.
Ma quali furono le tecniche con cui si realizzò questa vera e propria invasione della mediasfera tedesca? Quali caratteristiche aveva la «lingua nazista» in cui erano scritte le dettagliatissime veline che gli zelanti funzionari pubblici passavano alle redazioni? Goebbels creò il monopolio nazionale delle notizie, un sistema centralizzato della pubblica informazione, e anno dopo anno inondò la società germanica – e non solo – con uno tsunami di verità artefatte e menzogne conclamate, plasmando un secolo fa molti dei pregiudizi razzisti ancora oggi radicati nell'opinione pubblica internazionale. Così parlava Joseph Goebbels: «Quando eravamo all'opposizione la propaganda è stata la nostra lama più tagliente per conquistare lo Stato e oggi resta la nostra arma più affilata per difendere e costruire lo Stato. Abbiamo conquistato il popolo con la propaganda e oggi dobbiamo insistere perché senza il popolo perderemmo il potere». «La propaganda occupa il primo rango tra le arti con cui si guida una nazione, è indispensabile nella costruzione di uno Stato moderno. È il collegamento tra il governo e il popolo. Necessariamente, la propaganda ha un'unica direzione e non ha motivo di temere la verità. È un errore credere che il popolo non possa accettare la verità. Si tratta solo di presentare la verità in un modo che chiunque sia in grado di capire». L'autore del libro, Giovanni Mari, è giornalista al «Secolo XIX» di Genova. Si è occupato a lungo dello scontro tra i partiti politici italiani, interessandosi in particolare al tema della propaganda politica. Ha pubblicato il saggio Genova, vent'anni dopo. Il G8 del 2001, storia di un fallimento e il romanzo storico Klausener Strasse. 1970: caccia al cadavere di Hitler, il diario segreto del KGB.

M. P.