In un libro di Filippo Lunardo il buddhismo tantrico in India e in Tibet
Le tradizioni buddiste hanno avuto molte forme, sviluppatesi in modi differenti in tutta l'Asia: intorno al III secolo d.C. cominciarono a comparire i primi scritti riguardanti concetti e rituali tantrici. Il libro di Filippo Lunardo, "Introduzione al buddhismo tantrico in India e in Tibet" (Lindau, 186 pagine, 18,50 Euro), ci accompagna vero la conoscenza del lignaggio tantrico. Dalla radice sanscrita tan - il cui significato è "tendere, stendere" - prende il nome una delle tradizioni tra le più soggette a pregiudizio e fraintendimenti, tanto in Occidente quanto in India; accusata di magia nera e di pratiche strettamente legate a rituali sessuali spregiudicati. "Il presente saggio intende quindi fare luce sulla sua origine e i suoi sviluppi, nella versione buddhista sia indiana che tibetana, definendolo dal punto di vista storico e filosofico-religioso".
In Occidente la parola tantra è immediatamente associata al "sesso tantrico". E Filippo Lunardo giustamente tenta di sbrogliare la matassa sull'argomento: "In ambito religioso tantra simboleggia sia l'idea di <<ordito della realtà>> che quella di continuum, inteso quale continuità di natura spirituale già risvegliata, da riconoscere come tale". "Si noti che non tutte le tradizioni tantriche definiscono <<tantra>> i loro testi di riferimento, e il termine può comunque essere impiegato per designare opere di natura differente". L'autore ci presenta un quadro generale e chiaro di questa tradizione buddista: parte dai cenni storici, passa poi a illustrare l'"iniziazione" che deve essere rigorosamente seguita da un maestro; è sconsigliato avvicinarsi ai testi sacri senza un supervisore a sua volta iniziato. "Il linguaggio dei tantra è volutamente oscuro, descrive prassi e immagini talvolta crude, pericolose o intenzionalmente provocatorie".
Andando avanti nella lettura del libro di Filippo Lunardo ci ritroveremo davanti termini entrati a far parte del vocabolario occidentale in maniera purtroppo semplicistica, filtrati dalla massificazione e dall'esotizzazione della cultura, inquinati tante volte da concezioni new age che svendono concetti millenari al consumismo europeo e occidentale. I capitoli successivi portano alla scoperta dei "mandala", dei "mantra" e dei "mudra"; fino a parlarci di "siddha", "yogi" e "guru", il cui autentico significato originario e non consumistico è efficacemente spiegato nel volume.
Dario Palmesano