In un libro articoli e conferenze di Julius Evola nella Mitteleuropa (1920-1945)

23.10.2025

Il libro di Julius Evola, "Dal Mediterraneo al Nord olimpico" (Edizioni Mediterranee, 336 pagine, 31,50 Euro, a cura e con traduzioni di Emanuele La Rosa, con un saggio introduttivo di Nuccio D'Anna), raccoglie – come recita il sottotitolo – "Articoli e conferenze nella Mitteleuropa (1920-1945)". L'esposizione di risposte differenti (nella forma) eppure simili (nei contenuti) al problema della modernità dal punto di vista dell'Individuo, ma anche nella sua adattabilità nel momento in cui affronta detto problema dal punto di vista di Storia della civiltà. Una raccolta di testi che non ha mai visto la luce in lingua italiana che comprende sette conferenze e quarantacinque articoli pubblicati su varie testate in un periodo di venticinque anni, nonché un'appendice che propone i più significativi interventi (una cinquantina), sempre in lingua tedesca, sull'opera e il pensiero di Julius Evola.

Nel blog della casa editrice, il curatore Emanuele La Rosa risponde ad alcune domande sul libro. Ne riportiamo due. 1- Negli anni Trenta e Quaranta Evola è stato un punto di riferimento per notevoli circoli intellettuali mitteleuropei spesso molto elitari: aristocratici, funzionari di Stato, personalità "impermeabili" alle influenze culturali provenienti dall'esterno. Come vi riesce? "L'agire evoliano è fondamentalmente machiavellico, poggia cioè sul principio della Realpolitik. Fermo restando la premessa della sua azione metapolitica – il disfacimento dello spirito ario nell'Occidente – e il fine verso cui questa tende – il ripristino delle leggi della Tradizione –, Evola sa che, per fare breccia nel mondo culturale delle élites germaniche, non può utilizzare lo stesso "vocabolario" che impiega in Italia. È in quest'ottica che si deve interpretare il passaggio dal mondo ario-mediterraneo di Imperialismo pagano a quello nordico-ario di Heidnischer Imperialismus, in cui – quasi a voler creare un rapporto di empatia con il pubblico germanico – al fascio littorio si sostituisce l'aquila di Odino. A ciò sono da aggiungere il modo di fare e di presentarsi aristocratico di Evola, il suo pensiero elitario rivolto al singolo e non alla massa, e quella che oggi chiameremmo un'abile operazione di marketing, che vuole il filosofo romano non solo barone, ma discendente di una nobile famiglia normanna. 2 - Qual è il senso dell'azione culturale svolta in quegli anni dal filosofo, principalmente attraverso conferenze e articoli? "Più che di un senso, parlerei piuttosto di sensi che si intrecciano tra loro in maniera sincronica. Il primo è quello, già accennato, di far rivivere nel mondo moderno le strutture e lo spirito della Tradizione attraverso la riappropriazione e il riutilizzo di concetti, miti e simboli che ad essa afferiscono. Il secondo è quello di creare una élite politico-spirituale che possa essere guida dell'Occidente in funzione anticomunista e antimaterialista (cioè antisovietica e antiamericana). Il terzo è quello di "correggere" quanto di falso, degenerato e divisivo vi era nei movimenti di rinnovamento germanici, e quindi sia negli ambienti della Konservative Revolution che in quelli nazionalsocialisti, in chiave di un'alleanza italo-germanica che potesse essere simboleggiata dall'unione dell'aquila imperiale romana con quella di Odino".

Temi controversi, molto discussi, come si vede. Ma di notevole interesse: per i seguaci di Evola, naturalmente, ma anche per chi ne è un avversario irriducibile.

D. P.