Il romanzo di Anna Vera Viva racconta un mistero tra gli oscuri vicoli di Napoli
Ecco un assaggio del libro: "Napoli, 24 aprile 1943 - Il suono delle sirene fu quasi contemporaneo al boato del primo ordigno che cadde al suolo. Vicino, così vicino che il tremare della terra li fece vacillare. Samuele aveva appena smesso di baciarla e allentato il suo abbraccio. Miryam restò così, sospesa in un attimo che sapeva ancora delle sue labbra e di paura, stordita e immobile. Sentì una mano che l'afferrava e uno strattone che la costringeva a correre. Dov'erano, dove si erano fermati? Il mare, erano vicini al mare. Ma da quale lato? Qual era il rifugio più vicino? Aveva la mente annebbiata e, mentre correva, non vedeva altro che immagini sfocate, sconosciute. Ma era il suo quartiere, doveva esserlo, non avevano camminato tanto. Intorno a lei, grida, respiri affannosi, a volte uno strano silenzio. La decisione con cui Samuele quasi la trascinava la confortò. Lui sapeva dove stavano andando. Correvano tutti, come un gregge impazzito. Ognuno inseguendo la propria speranza di salvezza. Urtarono contro una massa di persone che si accalcava all'ingresso del rifugio. Li riconobbe pur non conoscendoli: madri livide, neonati al seno, bambini irrequieti e curiosi. Fagotti col cibo, abiti approssimativi, coperte sottobraccio, gavette con i residui del pasto interrotto. Tutti abituati, eppure colti alla sprovvista. L'umanità da esodo che incontrava ogni volta. S'inoltrarono nella cava, la ressa si disperse negli ampi spazi. Trovarono un posto dove sedersi, uno accanto all'altra. Un boato fece tremare il tufo, che rilasciò una polvere fine, e l'illuminazione, fioca e tremolante, divenne color dell'oro. Quasi una magia. Nessuno fiatò e il tempo prese la forma dell'attesa".
D.P.