“Il medico dei pazzi” di Eduardo Scarpetta al Teatro San Ferdinando di Napoli

Fino
al 16 novembre 2025, al Teatro San Ferdinando di Napoli è in
programma – riferisce un comunicato stampa – "Il medico dei
pazzi" di Eduardo Scarpetta, regia di Leo Muscato. Il medico dei
pazzi è una delle più divertenti farse di Eduardo Scarpetta, una
macchina perfetta dell'equivoco. Scritta nel 1908, racconta la
disavventura di Don Felice Sciosciammocca, ricco proprietario
terriero – un po' ignorante, molto ingenuo e irrimediabilmente
provinciale – che da anni finanzia gli studi di suo nipote
Ciccillo. È convinto che il ragazzo si sia laureato in medicina e
diriga un prestigioso manicomio. Peccato che Ciccillo, invece di
studiare, abbia sperperato tutto in divertimenti e gioco d'azzardo,
collezionando debiti e creditori. Quando Don Felice decide di
sorprenderlo e si presenta a Napoli con la moglie, il nipote, preso
alla sprovvista, inventa una menzogna colossale: la Pensione Stella,
dove vive, non è una semplice pensione, ma un rispettabile istituto
psichiatrico. Don Felice, vedendo gli eccentrici ospiti della casa,
si convince che siano pazienti. Da lì in avanti, la commedia
precipita in un vortice di equivoci e situazioni paradossali, entrati
nella memoria collettiva del teatro napoletano. Appunti per una messa
in scena di Leo Muscato: "Nella versione che oggi presentiamo al
pubblico spostiamo la vicenda di una settantina d'anni in avanti:
siamo agli inizi degli anni Ottanta, poco dopo la Legge Basaglia
(1978), che sancisce la chiusura dei manicomi e la nascita dei nuovi
servizi territoriali di salute mentale. Una riforma accolta da molti
come una rivoluzione civile, ma che all'epoca generò paure,
disorientamento e diffidenza, soprattutto tra la gente comune.
A
Napoli e in Campania il dibattito fu particolarmente acceso:
psichiatri come Sergio Piro promossero attivamente il cambiamento,
aprendo i reparti e sperimentando forme di cura comunitaria, mentre
la trasformazione dell'ex manicomio "Leonardo Bianchi"
procedeva tra difficoltà e resistenze. Anche la stampa, con
giornalisti come Ciro Paglia, ebbe un ruolo decisivo nel denunciare
lo stato degli ospedali psichiatrici e nel sostenere la riforma.

Ed
è in questo clima di maggiore realismo che la farsa si trasforma in
commedia: un mondo in cui Felice Sciosciammocca, uomo di campagna
partito da Roccasecca, arriva a Napoli come se andasse in gita, o
allo zoo, totalmente inconsapevole della complessità di questa
rivoluzione epocale in atto. È lì per vedere il frutto dei loro
enormi sacrifici e della quantità di denaro che lui e la moglie
Concetta, ereditiera di un allevamento di maiali, hanno elargito al
nipote Ciccillo per farlo laureare e aprire una clinica privata.
Peccato che il nipote, da anni, non metta piede all'università: in
realtà è un ludopatico sommerso dai debiti, ricercato dagli
strozzini, che si mantiene con menzogne sempre più spudorate,
sostenuto da un amico di buon cuore che cerca di fargli da coscienza
critica, senza riuscire a cavarne un ragno dal buco. Quando lo zio
piomba a sorpresa, spaccia la pensione in cui vive per una nuova casa
di cura, frutto – dice – dei sacrifici degli zii.
In questa
modesta pensione, abitata da un'umanità fragile ma dai caratteri
forti, Felice incontra una galleria di figure straordinarie,
ossessionate da problemi che a loro sembrano insormontabili e che li
fanno vivere in un perenne stato di agitazione ed eccitazione. Fra
loro c'è un uomo eccessivamente ingenuo a cui qualcuno ha fatto
credere che reciterà la parte di Otello in una matinée, e che
studia ossessivamente una parte che non è in grado di sostenere; un
musicista geniale e squattrinato, che suona per strada e cerca un
compagno con cui dividere la fatica; un ex vigile urbano detto "il
Maggiore", licenziato a causa della sua obesità e abbandonato
anche dalla moglie; uno che si definisce scrittore ma straccia ogni
riga che batte a macchina; una madre esuberante in cerca di marito
per una figlia troppo timida; e un direttore zelante che cerca di
tenere in ordine una pensione
che, a un certo punto, sembra
davvero sul punto di esplodere. Per Don Felice, la Pensione Stella
diventa un circo degli orrori, e il suo smarrimento cresce di scena
in scena, fino a vacillare lui stesso sul confine tra ragione e
follia. Tutti personaggi eccentrici ma reali, che Felice scambia per
pazzi, vivendo la giornata più lunga della sua vita. Quando, nel
terzo atto, scopre la verità, Felice resta senza terra sotto i
piedi. La beffa del nipote – in cui ha investito speranze, affetto
e denaro – gli esplode addosso. E mentre il pubblico ride, lui si
stringe nella sua giacchetta da provinciale fuori posto, con il cuore
gonfio di delusione. Forse è davvero lui il più matto di tutti:
l'ultimo a credere che l'onestà possa ancora regalare un lieto
fine.
Crediti
– "IL MEDICO DEI PAZZI" di Eduardo Scarpetta, regia e
adattamento Leo Muscato. Con Gianfelice Imparato e con (in
ordine di apparizione) Luigi Bignone, Giuseppe Brunetti,
Francesco Maria Cordella, Alessandra D'Ambrosio, Antonio Fiorillo,
Giorgio Pinto, Arianna Primavera, Giuseppe Rispoli, Ingrid
Sansone, Michele Schiano Di Cola.
Scene Federica
Parolini, costumi Silvia Aymonino, luci Alessandro Verazzi,
musiche originali Andrea Chenna, foto di scena Anna
Abet.
Produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, I
Due della Città del Sole, Compagnia Mauri Sturno. In occasione
del centenario dalla morte di Eduardo Scarpetta (29 novembre
1925).
A. P.