“Il dilemma dell’aragosta” nel nuovo libro di Stefano De Matteis

09.02.2022

Le profondità marine sono il teatro di straordinari fenomeni naturali dai quali l'essere umano dovrebbe trarre ispirazione ed esempio. È il caso dell'aragosta: il crostaceo infatti nasce senza il guscio, che si forma solo successivamente attorno al corpo dell'animale divenendone casa e vestito. Ma tale corazza non cresce insieme al corpo del crostaceo e si trasforma in una gabbia fino a diventare uno strumento di tortura. A questo punto l'animale è costretto a spogliarsi e nascondersi senza alcuna protezione in attesa che gli ricresca un nuovo vestito adatto alla sua nuova condizione.

Tale particolarità legata al bios dell'essere marino ha ispirato "Il dilemma dell'aragosta - La forza della vulnerabilità" (Meltemi, 230 pagine, 18 Euro), il nuovo libro di Stefano De Matteis, professore di antropologia culturale all'Università Roma Tre, saggista e curatore delle opere di Ernesto de Martino. Stefano De Matteis prende lo spunto da alcune riflessioni del rabbino Abraham Twersky secondo le quali se l'aragosta avesse a disposizione dei medici non crescerebbe mai, non si evolverebbe, si accontenterebbe dei farmaci per sentirsi meglio bloccando di fatto il naturale processo fisiologico. In definitiva non avrebbe il coraggio e la forza di lasciare andare la sua vecchia e ormai scomoda casa, di mettersi nuovamente a nudo per spalancare le porte a una nuova forma di esistenza. Il dilemma dell'aragosta a cui fa riferimento il titolo del saggio è proprio questo: riguarda l'abbandonare le proprie corazze, il comprendere quando esse sono solo una dimensione provvisoria delle nostre esistenze, il saper distruggere convinzioni che procurano solo sofferenze per sperimentare con coraggio la forza della vulnerabilità.

Quella dell'aragosta è a tutti gli effetti una lezione che va appresa per la sua straordinaria attinenza con l'esistenza umana, sia individuale sia collettiva. La vulnerabilità può rappresentare un momento fondamentale nella costruzione delle nostre esistenze, un passaggio cruciale ai fini del cambiamento e della ricostruzione di una nuova vita. Una lezione quanto mai attuale per gli abitanti del pianeta della pandemia, del cambiamento climatico e delle sanguinose contraddizioni della contemporaneità. Un pianeta che diventa ogni giorno sempre più stretto, tanto sul piano individuale quanto su quello collettivo, fino al momento in cui anche esso - al pari della corazza dell'aragosta - diverrà strumento di tortura.

Il libro di Stefano De Matteis aiuta proprio a ragionare sulle possibili vie attraverso le quali evadere dalle gabbie e accogliere con coraggio la vulnerabilità al fine di aprirsi al cambiamento. Le difficoltà intrinseche a tale passaggio risiedono tutte nel campo della presenza umana nel mondo; per questo l'uomo non potrà mai seguire pedissequamente l'esempio dell'aragosta, non potrà cioè mai abbandonare completamente la sua casa culturale perché questo equivarrebbe a perdersi del tutto. Un nodo del libro che Stefano De Matteis scioglie attingendo alle riflessioni di Ernesto de Martino sulla "presenza", intesa come forma della vitalità umana e per questo motivo una indispensabile risorsa a nostra disposizione. L'essere umano più che imitare l'aragosta deve lasciarsi ispirare da essa e utilizzare la propria vitalità per distillare forza dalla vulnerabilità.

Massimiliano Palmesano