“Finale di partita” di Samuel Beckett al Teatro Bellini di Napoli: l’assurdo secondo Gabriele Russo

Recensione teatrale di Irene Antonelli
Non lo è solamente il teatro, ma tutta la vita è assurda, l'umanità intera è un mosaico di cose incomprensibili, inspiegabili, senza la possibilità di comunicarle. La scrittura deve per forza fare i conti con la verità dei rapporti tra le persone, con la loro incommensurabile assurdità. Proprio per questo è difficile mettere in scena in maniera originale e spiazzante una qualsiasi opera che abbia come visione e programma quello di essere "teatro dell'assurdo". Con "Finale di partita" di Samuel Beckett (al Teatro Bellini di Napoli fino al 29 novembre 2025), poi, si corre il rischio di non essere all'altezza di un capolavoro che non intende chiudersi in sé stesso, ma aprire la nostra mente al mondo che ci circonda, alla velenosa atmosfera culturale che siamo costretti a respirare ogni giorno (non è un riferimento – sia chiaro - al governo nazionale o al sindaco di Napoli o al presidente della Regione Campania, realtà che passano, mentre è il contesto globale e storico che ci attanaglia senza scampo e senza futuro).
Che fare, allora? Se lo è chiesto sicuramente il regista Gabriele Russo, dandosi una risposta convincente e che ha convinto gli spettatori di questo "Finale di partita". Il suo lavoro lo ha fatto bene (assecondato da tutta la squadra) e lo ha spiegato altrettanto bene nelle sue note di regia, con queste parole: "L'assurdo, in questa lettura, non nasce dalla forma della scrittura ma dalla verità dei rapporti umani: dalla dipendenza, dal potere, dall'amore che distrugge. La casa in cui si svolge l'azione è verosimile; le relazioni lo sono ancora di più. Assurde, tossiche, dolorosamente reali — come sanno essere i conflitti generazionali e affettivi. È la fine di tutto: della vita, del linguaggio, della possibilità stessa di comunicare. Si parla tanto, ma per arrivare a dire che non ci sono più parole".
In questa originale lettura del regista Gabriele Russo c'è un motivo in più per vedere – e anche per rivedere – "Finale di partita". Per riflettere sull'assurdità della vita e della storia, ma senza rinunciare del tutto e per sempre alla volontà di combatterla. Concludiamo ancora con le parole del regista su Samuel Beckett: "Nulla, nel suo teatro, può essere rappresentato come omaggio: va attraversato, vissuto, contraddetto. Abbiamo provato, riprovato, scavato in ogni battuta, accettando che la scena restasse fragile, esposta, diversa ogni sera. Finale di partita non è uno spettacolo da chiudere, ma da tenere aperto: una struttura in bilico, pronta a trasformarsi. Forse è proprio lì, in quella fragilità viva, che si nasconde ancora oggi la sua verità".
Crediti – "FINALE DI PARTITA" di Samuel Beckett, traduzione Carlo Fruttero, regia Gabriele Russo. Con Michele Di Mauro, Giuseppe Sartori, Alessio Piazza, Anna Rita Vitolo. Scene Roberto Crea, costumi Enzo Pirozzi, disegno luci Roberto Crea e Giuseppe Di Lorenzo, musiche e progetto sonoro Antonio Della Ragione. Produzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini, Teatro Biondo Palermo.