Ernesto de Martino e la letteratura: fonti, confronti e prospettive nel libro edito da Carocci

11.04.2022

Ernesto de Martino, nonostante la sua figura non abbia mai cessato di influenzare e ispirare, negli ultimi anni sta conoscendo una vera e propria riscoperta: sono molteplici le ristampe e le traduzioni dei suoi scritti, come cospicuo è il numero di produzioni scientifiche e divulgative a lui dedicate. In tale quadro è possibile distinguere due tendenze principali: una impegnata in quello che si configura come un revival demartiniano; e l'altra più attenta a mettere in luce ambiti della riflessione di de Martino meno esplorati. In questa seconda categoria è possibile ascrivere il saggio collettaneo "De Martino e la letteratura - Fonti, confronti e prospettive" (Carocci Editore, 286 pagine, 28 Euro), a cura di Paolo Desogus, Riccardo Gasperina Geroni e Gian Luca Picconi, libro in cui la riflessione demartiniana sollecita una ridefinizione dei rapporti tra letteratura e l'antropologia.

Il volume tratteggia un punto di vista corale costruito da critici e storici della letteratura dallo sguardo aperto alle ricerche di confine tra ambiti e tendenze a volte anche molto diversi. La ricerca si compone di tre sezioni: quella delle Fonti che indaga il modo in cui de Martino si è servito nel suo percorso intellettuale della letteratura; quella dei Confronti che delinea i legami, anche di amicizia, con i principali scrittori italiani fra gli anni Trenta e Sessanta del Novecento; e infine quella dedicata alle Prospettive che contiene alcune esperienze di lettura dei testi demartiniani all'indomani della sua scomparsa.

I territori della letteratura sono stati spesso confinanti con il percorso di Ernesto de Martino - almeno a partire dalla fine degli anni Quaranta del Novecento, grazie al cruciale e illuminante incontro con il Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi -, fino ad essere coltivati e sperimentati negli scritti dedicati al mondo popolare subalterno, esempio ne sono le belle pagine che compongono il suo Note lucane (1950) uscito sulla rivista «Società». Gli scritti di de Martino superano la «feticizzazione delle partizioni specialistiche del sapere e [dalla] congiunta tendenza a dimenticare che proprio dalle terre di nessuno da esse lasciate senza statuto scientifico possono talora provenire stimoli decisivi per riproporre in nuovo modo i problemi della comprensione dell'uomo da parte dell'uomo» (E. de Martino, La fine del mondo, Contributo alle analisi delle apocalissi culturali, a cura di G. Charuty, D. Fabre, M. Massenzio, 2019, Einaudi, p. 566). Territori di confine esplorati nei sedici contributi che compongono il volume di Carocci ora dedicati a nomi di primo piano della letteratura europea e italiana come Marcel Proust, Jean-Paul Sartre, Carlo Levi, Cesare Pavese, Rocco Scotellaro e Pier Paolo Pasolini. Si segnalano, tra gli altri, lo scritto di Fabio Moliterni "Non flere, non lugere, sed intelligere. Con Carlo Levi, dopo Carlo Levi", la riflessione di Roberto Dainotto su "De Martino e Proust. Sul «risveglio dei popoli coloniali»", l'interessante "Cesare Pavese: editore e mitografo dell'«esperienza zero»" di Riccardo Gasperina Geroni e "Tra maghi e sciamani: le letture etnoantropologiche di Elsa Morante" di Angela Borghesi.

Massimiliano Palmesano