Erbe e incanti: la medicina delle streghe nel libro di Erika Maderna

27.02.2023

Se solo si volge lo sguardo a pochi decenni fa, la cultura popolare, le tradizioni e il folklore sembravano relegati a una nicchia, per di più oramai arida. Da qualche anno, invece, l'attenzione verso streghe, esseri fantastici, creature immaginarie, antichi rituali, riscuote sempre più attenzione. Il libro di Erika Maderna, "Per virtù d'erbe e d'incanti – La medicina delle streghe" (Edizioni Aboca, 181 pagine, 28 Euro), si iscrive nel filone legato allo studio e alla decifrazione del fenomeno stregonesco, corrente rinata grazie al cruciale "Storia notturna" (1989) di Carlo Ginzburg.

Nel caso di Erika Maderna, il libro dedica una attenzione particolare alla prospettiva connessa alla sapienza erboristica e medica delle streghe. La tesi del volume ruota intorno alla ricerca di una radice antichissima del fenomeno stregonesco. Secondo l'autrice, che abbraccia tesi diffuse, l'origine delle streghe va ricercata molto prima del Medioevo - epoca che ha contribuito a crearne l'immagine leggendaria – fino a perdersi nella notte del mito. La figura della strega viene analizzata attraverso la costante medicina/magia, relitto di un antico approccio rituale e simbolico alla malattia. Partendo da un cospicuo bagaglio di conoscenze erboristiche della tradizione popolare, Erika Maderna racconta il legame delle streghe con la medicina: dall'immaginario e dalle figure letterarie alla biografia di alcune guaritrici storiche processate per magia. Anche attraverso un ricco apparato visuale e un "Erbario minimo delle streghe", ripercorre le vicende (vere e/o leggendarie) di quelle donne che la storia ha etichettato come malefiche, incantatrici, fattucchiere. La ricerca inquadra l'aspetto dei saperi medicinali sia attraverso lo studio della genesi delle costanti dello stereotipo stregonesco sia ricostruendo il dipanarsi della persecuzione nelle tracce biografiche e umane di sette donne accusate, in epoche diverse, di praticare la magia a scopo terapeutico. Un percorso che lambisce i mondi della magia e della santità, della superstizione e del sapere, tra misteri e libertà. Al centro di tutte le storie narrate nel libro c'è sempre la donna: indispensabile come guaritrice, temuta come incantatrice, perseguitata come fattucchiera. L'autrice cerca di mettere in luce una propensione alla cura tipicamente femminile che va individuata nella grazia nell'accudire, spesso vista con sospetto in un mondo maschile e patriarcale.

Resteranno nella memoria del lettore figure come Elena la "Draga", che era considerata indemoniata; l'indovina Gostanza, arrestata perché conosceva le pratiche del "fare medicine" e del "misurare i panni" (diagnosi e cura esaminando un vestito del malato); Benvegnuda Pincinella, denunciata come strega, nonostante avesse prestato le sue cure alla figlia del podestà di Brescia. Il libro ha il merito di rendere omaggio a queste donne e tentare di ricucire brandelli di vite che hanno goduto del privilegio della sopravvivenza: le poche voci di centinaia, forse migliaia, di senza voce.

Massimiliano Palmesano