"Dialetti d'Italia": Napoli e la Campania in un libro di Pietro Maturi

05.02.2023

La casa editrice il Mulino pubblica una serie di profili linguistici di alcuni dialetti italiani scelti su base regionale. I volumi ("Dialetti d'Italia") hanno un'impostazione sincronica, ma fondata sulla storia linguistica pregressa dell'area considerata. Particolare attenzione è riservata ai capoluoghi di grande tradizione e prestigio linguistico.

Il libro di Pietro Maturi, "Napoli e la Campania" (168 pagine, 20 Euro), presenta le caratteristiche del napoletano di oggi sia dal punto di vista interno dei livelli di descrizione (fonetica, morfologia, sintassi) sia da quello esterno della diffusione reale del dialetto orale e scritto, anche in virtù delle nuove dimensioni di uso (web, chat, pubblicità, musica, graffiti, insegne), con cenni di storia linguistica locale. Vengono inoltre brevemente descritti il quadro generale della Campania dialettale, i tratti principali dell'italiano regionale napoletano e campano, nonché alcuni aspetti del ricco dibattito in corso sul napoletano nella società civile.

Si legge tra l'altro nel libro: "Se si escludono gli insediamenti costieri greci e grecofoni (tra i principali, oltre a Cuma e a Napoli, ricordiamo anche Dicearchia, Poseidonia, Elea), il resto del territorio della Campania, in epoca preromana, era invece di lingua osca, una lingua italica appartenente allo stesso gruppo linguistico del latino e parlata, tra l'altro, dalle popolazioni sannitiche che abitavano gran parte dell'Italia centro-meridionale. Anche l'osco, come il greco, convisse a lungo con il latino, fino a scomparire a sua volta con grande gradualità (a Pompei, ad esempio, sono state ritrovate scritte in lingua osca risalenti all'epoca immediatamente precedente all'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.). Sia il greco che l'osco si possono definire, rispetto al latino, lingue di sostrato, ossia di uno strato linguistico precedente rispetto a quello latino e sul quale quest'ultimo viene a sovrapporsi, eliminandole via via dall'uso vivo. Nonostante la loro uscita dall'uso, queste lingue di sostrato lasciarono alcune tracce nel latino parlato a Napoli e in Campania, soprattutto tracce di tipo lessicale e di tipo fonetico. Resta però il fatto che il latino prese, sia pure con gradualità, il loro posto in modo definitivo e che tutta la storia linguistica successiva, fino al giorno d'oggi, è la storia dell'evoluzione dal latino parlato ai dialetti odierni, un'evoluzione continua, naturalmente ricchissima di eventi, ma senza alcuna ulteriore interruzione e senza alcun altro drastico cambio di lingua. I dialetti odierni di Napoli e della Campania rappresentano, in sintesi, a tutti gli effetti degli sviluppi diretti del latino parlato e sono quindi delle varietà romanze, esattamente come tante altre lingue europee e come la grande maggioranza dei dialetti e delle lingue d'Italia".

Pietro Maturi insegna Linguistica italiana nel Dipartimento di Scienze sociali dell'Università di Napoli Federico II. Con il Mulino ha pubblicato anche «I suoni delle lingue, i suoni dell'italiano. Nuova introduzione alla fonetica».

D. P.