“Caminito”: nel nuovo romanzo di Maurizio de Giovanni il grande ritorno del commissario Ricciardi
Lo scrittore Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama - come è noto - con i romanzi che hanno quale protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Il nuovo libro di Maurizio de Giovanni segna appunto il grande ritorno del personaggio in questione, "Caminito - Un aprile del commissario Ricciardi" (Einaudi, 280 pagine, 19 Euro). La trama del romanzo: è il 1939, sono trascorsi cinque anni da quando l'esistenza di Ricciardi è stata improvvisamente sconvolta; e ora il vento d'odio che soffia sull'Europa rischia di spazzare via l'idea stessa di civiltà. Sull'orlo dell'abisso, l'unico punto fermo è il delitto: fra i cespugli di un boschetto vengono ritrovati i cadaveri di due giovani, stavano facendo l'amore e qualcuno li ha brutalmente uccisi. Le ragioni dell'omicidio appaiono subito oscure; dietro il crimine si affaccia il fantasma della politica. Con l'aiuto del fidato Maione - in ansia per una questione di famiglia - Ricciardi dovrà a un tempo risolvere il caso e proteggere un caro amico che per amore della libertà rischia grosso. Intanto la figlia Marta cresce: ormai, per il commissario, è giunto il momento di scoprire se ha ereditato la sua dannazione, quella di vedere e sentire i morti.
Ed ecco un assaggio del libro: "Dall'altra parte del mondo c'era un caffè. Ci si arrivava in tram, uno di quelli verdi della Línea Lacroze, e in effetti la carrozza sferragliante avrebbe potuto lasciare la donna a pochi metri dall'ingresso; eppure a lei piaceva percorrere l'ultimo tratto a piedi, ascoltando il rumore dei tacchi sul granito, il ritmo del proprio passo ad accompagnare i tanti pensieri in conflitto. Preferiva camminare, anche quando l'aria era fredda e umida di pioggia come in quello strano, assurdo aprile dell'altra parte del mondo, il quale tutto era tranne che primavera, il quale tutto era tranne che speranza. Un aprile che era gemello dell'ottobre del suo lato del mondo, e nemmeno assomigliava a quello della città in cui aveva vissuto fino a cinque anni prima. Cinque anni, disse fra sé. Cinque anni. E ancora sento gli odori, ancora percepisco i suoni e le musiche, ancora rammento le parole di quelle canzoni. Scacciò i ricordi, soffocandoli sul nascere. Ormai sapeva come impedire l'avvitamento nelle emozioni. Troppe notti aveva trascorso convinta di affogare nelle lacrime, all'inizio, subito dopo essere sbarcata dall'immenso transatlantico seguita dalle occhiate sognanti di ufficiali e passeggeri. Troppo dolore si era portata nei bauli e nelle valigie, insieme ad abiti che non avrebbe più indossato e a memorie da cancellare".
D.P.