“Addio a Mogador”: Marocco incantato ed erotico nel romanzo di Gianni De Martino

30.01.2022

Äissa è un ragazzo berbero dagli occhi verdi. In riva all'oceano racconta al suo giovane compagno europeo la profezia di un mistico dei secoli scorsi che annunciava la distruzione della città a causa di uno tsunami. La città è Essaouira, che i berberi chiamano Mogador, un insieme di case di calce bianca con le finestre blu, irta di minareti tozzi e quadrangolari. La kasbah sorge sui ripidi pendii di una penisola di rocce scure, coronate di boschi, che precipitano a picco nell'Oceano Atlantico.

È questa la scena che apre "Addio a Mogador" (BookSprint, 196 pagine, 18,90 Euro) di Gianni De Martino, romanzo che - come avverte l'autore - "suona vero" seppure si tratti di una storia in bilico sul filo tra vita vissuta e fantasia con l'agilità e l'equilibrio instabile dei funamboli. Una fiaba contemporanea in cui evento storico e frequentazioni in dimensioni non ordinarie poste al di fuori del tempo si intrecciano grazie a un processo di trance scrittoria. "Addio a Mogador" è un distillato di realismo e simbolismo, erotismo e satira, passione e tragedia: il Marocco di Gianni De Martino ha il fascino misterioso del mondo islamico mediterraneo e la carica esplosiva e destabilizzante delle controculture giovanili europee della seconda metà del Novecento.

Confinato in casa in piena pandemia da coronavirus, il narratore ne approfitta per raccontare quello che nel linguaggio cinematografico si chiamerebbe un flash back. Il ricordo di un viaggio cominciato con il pretesto di raccogliere materiali per una tesi di laurea sui riti di trance e possessione dei berberi del nord Africa; ma soprattutto il ricordo di un luogo, Mogador, la "roccia Atlantica del Marocco", un angolo di mondo divenuto scenario degli incontri del protagonista, bianco ed europeo, e dei suoi amici Monkrim e Äissa ai tempi del sorgere della prima controcultura beat e hippie.

Un romanzo che racconta un incontro tra due mondi differenti, non solo dal punto di vista geografico. Nel tentativo di radicarsi in "una società in cui i costumi sono un po' diversi", attraverso lo studio del codice erotico e del comportamento sessuale nella civilizzazione arabo-musulmana, l'autore s'interroga sul linguaggio come espressione del desiderio del corpo amoroso e dell'incontro con lo "straniero" là fuori e con lo "sconosciuto" dentro ognuno di noi.

L'amore, la povertà, la violenza, ma soprattutto il tempo e la morte, sono i temi dominanti di un libro intenso e malinconico, con una scrittura avvincente. Da parte di Gianni De Martino è l'invito a percorrere un itinerario, fisico e onirico al tempo stesso, che conduce a un'antica civiltà in dissoluzione ma anche a forme di vita "ai limiti dell'esperienza".

Massimiliano Palmesano